Il Tamburino Sardo


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viaggio in sardegna

Rubrica Storie di letti

Viaggio insolito nell’isola di Sardegna

(Pietro Giuseppe Serra)

Francesco Aventi - Viaggio insolito nell’isola di Sardegna - Prefazione di Paolo Lisca - Edizioni doraMarkus - pagg. 240 - Euro 15,00


Il titolo originale,
Due mesi in Sardegna. Escursione agraria fatta nella primavera del 1869 dal conte Francesco Aventi. Lettere 14, e la pubblicazione a cura del Giornale di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d’Italia, facevano pensare ad un trattato di agronomia per pochi addetti. Ma il ritrovamento di quelle lettere, custodite in un fondo presso la biblioteca universitaria di Sassari, ha fugato ogni dubbio: si tratta di uno straordinario libro di viaggi che osserva con occhio scientifico le condizioni sociali ed economiche nella Sardegna della seconda metà dell’Ottocento.

Ma chi è Francesco Aventi e perché mai è venuto in Sardegna?

Francesco Aventi, conte della Roverella, ferrarese, amico di Garibaldi, aveva alle spalle una notevole esperienza nel campo delle bonifiche. A quei tempi si riteneva possibile migliorare le condizioni della Sardegna insediandovi delle colonie agricole con personale proveniente dal continente. In particolare l’avvocato Sulliotti aveva costituito una Società di Bonifica acquistando i terreni del Marchese di Villamarina, in Perfugas, ed i campi di Santa Maria Coghinas. Alcuni amici del conte Aventi, intenzionati a comprarne le azioni, chiesero il suo parere. Da qui il viaggio in Sardegna ed una relazione molto puntigliosa che stroncava il progetto Sulliotti, tutto costruito sulla poesia, così dice il nostro scrittore, e non su realistiche previsioni economiche. Ed in effetti l’impresa fallì miseramente.

Qualche riga più sopra abbiamo nominato Garibaldi. A quei tempi anche il Generale era interessato alla bonifica della Sardegna: sognava di risanare duecentomila ettari di terreni incolti e paludosi. Aveva trovato i fondi in Inghilterra, aveva individuato in Aventi l’uomo capace di gestire un’impresa tanto grande. Ma trovò anche l’ostilità, irremovibile, del partito regio più conservatore, che fece fallire il tutto. Perciò il libro comincia con il resoconto di una giornata a Caprera, poi ci racconta del giardino di Weber a La Maddalena, del bandito Beretta a Santa Maria e delle belle donne dell’Arcipelago.

A quei tempi in Sardegna ci si muoveva con difficoltà. Si stavano costruendo le prime ferrovie, ma i lavori non avevano mai termine. Le strade erano impraticabili, tanto e vero che , muovendosi da Oristano, la carrozza si rovesciò ed il cocchiere si spezzò una gamba. Era più facile viaggiare per mare: così Aventi faceva scalo a Porto Torres da dove raggiungeva Sassari. Qui le donne passavano il tempo a preparare il pane per la settimana, l’acqua si trasportava a dorso di somarelli ed i braccianti bighellonavano in piazza Castello in attesa di un lavoro.

Da Sassari si recava a visitare la tenuta di Sa Contra, nella Nurra, e l’azienda che il già menzionato avvocato Sulliotti stava impiantando fra Perfugas e Santa Maria Coghinas. Una speculazione spregiudicata, dalla quale Aventi traeva occasione per parlare in concreto della Sardegna: la vita dei contadini, le paghe, i contratti, le abitazioni, i banditi, le battute di caccia, le acque stagnanti, la malaria, il malcostume politico, ma anche le innovazioni, le bonifiche e le sperimentazioni più coraggiose. Poi, passando per Torralba e Macomer, giungeva a Bosa, città delle mosche, dove si stava costruendo il nuovo porto. Da lì scendeva verso Oristano proprio nel momento in cui le locuste distruggevano i campi. A Paulilatino visitava la Tanca Regia, una volta sede di un prestigiosissimo allevamento di cavalli, ma già allora abbandonata e cadente. Visitava gli aranceti di Milis e le peschiere di Cabras, lasciandoci una descrizione emozionante di tecniche di pesca assolutamente primitive. I fenicotteri destavano la sua ammirazione, ma la grandiosità dei paesaggi naturali non gli impediva di descrivere le condizioni pietose della gente: la sporcizia invadeva ogni angolo, la malaria dilagava. Aventi continuava il suo avventuroso viaggio. A Sanluri visitava la bonifica fatta da certi francesi che avevano truffato, impiantando persino canne fumarie di legno, ma anche innovato con alcuni allevamenti di bachi da seta degni di superare qualsiasi confronto. Poi, attraverso vigneti distrutti dalla filossera, raggiungeva Villacidro. I boschi coprivano tutta la zona e pullulavano di ogni tipo di fauna. Da qui si muoveva verso Cagliari. In città incontrava un esponente della Repubblica Romana, Serpieri, che in quel luogo aveva trovato rifugio e con grande spirito di iniziativa aveva impiantato un’azienda per il recupero delle scorie minerarie a Domus Novas. Dopo aver visitato questa fonderia, si recava alla miniera di Monteponi dove stavano impiantando il primo ascensore a vapore. Il viaggio si concludeva attraverso la risalita a Caprera, via mare, passando per Tortolì e Terranova.

Aventi tirava così un bilancio personale dell’esperienza sarda scrivendo che se il Governo avesse preso coscienza delle potenzialità della Sardegna essa sarebbe ritornata ad essere ciò che era per i romani: una sorgente per la ricchezza nazionale.

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