Il Tamburino Sardo


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giustizia per Luisa

Il 25 novembre di 6 anni fa veniva uccisa Luisa Manfredi. Aveva quattordici anni. Il delitto è rimasto impunito.
Noi non siamo potenti, non abbiamo testate a disposizione, non abbiamo fondi. Siamo semplici cittadini, consapevoli di avere il diritto di essere indignati a fronte di uno Stato che non riesce a garantire né i diritti della persona, né giustizia. Pertanto promuoviamo la campagna GIUSTIZIA PER LUISA MANFREDI con l'intento di tener viva la sua memoria perché un delitto tanto grave non resti un caso irrisolto fra tanti,
Chiediamo a chi ha potere, ai politici, agli operatori dei mezzi di informazione, alle forze dell'ordine, alla magistratura, a chi sa, a tutti e ad ognuno di loro, che si adoperino perché giustizia sia fatta.


Chi è Luisa Manfredi?
(Paolo Buzzanca)

Chi è Luisa Manfredi?

Una bambina, poco più di una bambina.

Di chi è figlia Luisa?
Di Matteo Boe, uno dei detenuti più famosi d'Italia, e di Laura Manfredi, una donna che non attira molte simpatie.
Ma tutto questo, alla fin fine, per questa bambina che si chiama Luisa, potrebbe non significar nulla.

E invece?
Invece Luisa vive a Lula.

Lula?
Si Lula, un paesino del nuorese dove per tredici anni non c'è stata amministrazione comunale perché non ci sono state elezioni comunali e tutto si è risolto quando Maddalena Calia ha presentato una lista ed ha fatto una Giunta.

Tutto si è risolto?
Si tutto, tranne il problema vero di Lula: Lula.

Allora?
Allora qualcuno spara.

Che giorno è?
E' il 25 novembre 2003.

Come spara?
Con un fucile.

Chi è?
Non si sa.

Perché lo fa?
Non si sa.
Nessuno sa niente. In un paesino di 1700 abitanti nessuno sa niente.

Ma che succede?
Succede che quel colpo di fucile uccide una bambina: Luisa Manfredi.

Quante energie impiega lo Stato per trovare i colpevoli?
Poche, troppo poche e forse mal spese.

Che cosa vogliamo?
Vogliamo giustizia!

Allora?
Allora facciamo qualcosa per ricordare che il 25 novembre 2009 non c'è giustizia per Luisa Manfredi.

* * *

Chi è Luisa Manfredi?
E' la figlia di Matteo Boe e di Laura Manfredi. Matteo Boe è uno dei detenuti più famosi d'Italia, tanto da meritare una voce su Wikipedia.

A quattordici anni, una sera, Luisa si affaccia al balcone di casa, a Lula: un'esplosione. Una fucilata la colpisce mortalmente.
La mamma non è in casa: quando rientra trova la figlia riversa, non si rende nemmeno conto di che cosa è successo. Inutile il trasporto all'ospedale.

La stampa ha trattato ampiamente il caso, ma per chi volesse conoscere la versione della madre, Laura Manfredi, consigliamo la lettura del suo libro, L'inconveniente, autoprodotto, che al di là di alcune tesi, poco condivisibili, dà uno spaccato feroce della realtà di Lula. (Il libro non si trova facilmente, ma è possibile acquistarlo presso la libreria Max 88, di via Asproni, a Sassari) Potete trovare recensioni su www.iltamburinosardo.it e su www.girodivite.it.

Lula è un paese della Baronia, sulle pendici di Monte Albo, un luogo splendido, ma attanagliato da problemi gravissimi, tanto che per più di dieci anni il Comune è restato commissariato, in attesa che potessero svolgersi regolari elezioni. Elezioni che si sono infine tenute con l'elezione a sindaco di Maddalena Calia.

La madre individua nell'atmosfera politica creatasi a seguito di queste elezioni la causa prima dell'omicidio di Luisa e nella poca accortezza degli investigatori l'insuccesso delle indagini.

Noi non entriamo nel merito di questi giudizi.
Riteniamo però che in un paese di meno di duemila abitanti molto difficilmente può avvenire qualcosa senza che nessuno se ne accorga. Sappiamo anche che in questi paesi chi parla rischia la vita e quindi, in assenza di garanzia sulla sicurezza della propria persona, difficilmente possa trovarsi un testimone.

Però questo paese è stato stretto più volte nella morsa di controlli rigidissimi, in seguito a crimini ed attentati che hanno fatto scattare il campanello d'allarme. Forse, per Luisa Manfredi non è stato fatto altrettanto; forse si è perso del tempo prezioso inseguendo piste troppo facili, che si sono rivelate del tutto infondate.

Sta di fatto che, a sei anni di distanza, nessuno è stato condannato per l'omicidio di Luisa Manfredi.

Questa ingiustizia ci tocca profondamente.

Noi siamo convinti che non si tratti solo di un fatto privato, che riguardi la famiglia di Luisa, la madre in particolare, da una parte, e lo Stato dall'altra. Le disfunzioni della giustizia e questa, gravissima, in particolare, toccano tutti i cittadini che hanno a cuore il rispetto della vita, il rispetto delle regole, i diritti della persona.

Non si può accettare che un cittadino, il padre, conosca una sola faccia della giustizia, espiando la pena per i delitti che ha commesso mentre deve assistere impotente all'impunità delle persone che gli hanno ucciso la figlia.

Noi chiediamo che si ridia impulso alle indagini, perché l'omicidio di Luisa non resti impunito. Chiediamo che non si offuschi la sua memoria, che i mezzi di informazione tornino sul caso, che i politici riflettano sulle cose da fare, perché solo così si potrà nutrire la speranza di avere giustizia.

L'appuntamento è per il 25 novembre, sesto anniversario dell'omicidio di Luisa Manfredi. Per una manifestazione in memoria, per chiedere che si faccia giustizia!

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Difficile o fin troppo facile commentare un omicidio impunito in un paese dove si sta facendo dell'impunità un valore. Solo un abbraccio a Laura che mi è capitato di incontrare per pochi attimi e mi ha lasciato una bella sensazione. Io non ci credo che si vorrà mai venire a capo della vicenda. Chi deve sapere sa già tutto.

Massimo Dessena - Tempio Pausania




La segnalazione di Paolo Buzzanca ha fatto affiorare alla mia memoria un nome che avevo completamente dimenticato: quello di una ragazzina, quasi una bambina,della quale in molti avevamo dimenticato la morte tragica e perfino il nome.
Ho provato un senso di vergogna davanti ad un "vulnus" che avevo accantonato come tanti altri... Sono indignata anche con me stessa per aver messo a tacere la coscienza.
Grazie per aver suscitato in me questi sentmenti! Giustizia per Luisa Manfredi!

Annamaria Lentini - Palermo




Anch'io sono con voi...la giustizia non può essere smemorata e intermittente, l'unico modo di restituire la piena dignità a Luisa e la sua storia è che si vada avanti con le indagini... solo la verità può essere il fiore da regalare in memoria del sacrificio di una vita

Giuseppe Lalicata - Palermo




Per riassumere. Laura Manfredi, madre di Luisa, sostiene che l'omicidio di Luisa abbia come movente la vendetta contro la stessa Laura. Un sentimento così forte di vendetta poteva nascere dai sospetti su Laura, che insieme al latitante di Lula, Maurizio Calia, era stata processata e prosciolta per associazione a delinquere al fine di organizzare gli attentati contro la giunta di Maddalena Calia.
Altra pista possibile, la vendetta nei confronti di Matteo Boe. Una delle sue vittime, magari particolarmente influente, commissiona il delitto e poi riesce a far rallentare le indagini?
Comunque sia, 6 anni passati senza un colpevole per la morte di una ragazza di 14 anni sono troppi, considerato che in un paese di 2000 anime è inverosimile che nessuno sappia niente. Lula è prigioniera e vittima dell'omertà.

Letizia Tedde - Sassari




"A quattordici anni, una sera, Luisa si affaccia al balcone di casa, a Lula: un'esplosione. Una fucilata la colpisce mortalmente.
La mamma non è in casa: quando rientra trova la figlia riversa, non si rende nemmeno conto di che cosa è successo. Inutile il trasporto all'ospedale".
Queste poche righe da sole bastano a denunciare la drammaticità del fatto. Una tragedia che ha colpito una ragazzina innocente, e con essa i suoi cari, ingiustamente e brutalmente. Nessuno può togliere la vita ad un altro ed è per testimoniare questo che sono con voi. Avanti!

Simone Campus - Sassari




La giustizia....non è categoria assoluta, nè univoca o predeterminata. Infatti si adatta in isole della società: la piccola, quotidiana prepotenza nella scuola è demandata alla "giustizia scolastica", ed allo stesso modo un picchiatore abituale, se opera in un campo di calcio, risponderà solo alla"giustizia sportiva".Conosciamo bene la "giustizia militare"sulla quale neppure mi dilungo, nonchè l'impunità in uso per i magistrati, che fa prevalere la Costituzione, per me sacra anche se scritta da pochi, su un referendum votato da molti. Isole legali sono le carceri, gli ordini professionali: perchè dunque sorprendersi, non dico indignarsi, quando la nebbia scende sulla barbarie che assassina un'innocente? La parola stessa,"barbaricia", così bene è stata sviscerata dai nostri più illuminati intellettuali da mettere in ombra la sofferenza, la fatica quotidiana di un intero popolo (economicamente marginale) davanti alla prepotenza dei balentes, che fin da ragazzi si affermano, ubriachi, provocando in istrada i passanti, tagliando le gomme in campagna, rapinando i cacciatori dei fucili, semplicemente sparando ai cartelli di segnalazione.Queste ed altre cose fanno parte del "codice barbaricino"? E ditemi voi ,che ripassate ogni tre mesi gli "atti della commissione parlamentare di inchiesta sul banditismo in Sardegna", siete capaci non dico di giustificare, ma semplicemente di fare conto del fiume di denaro pubblico erogato negli anni nel nome del disagio, ma canalizzato sapientemente dai soliti noti? No cari signori, voi non lo farete mai: quei cartelli nella strada continueranno ad essere bersagliati, cosi' come i portoni di chiunque disturbi la balentia locale; le bambine potranno venire uccise, ed il silenzio di un buonismo omertoso riporterà la situazione a "su connottu"

Lorenzo Scano - Sassari




Aderisco a questa pagina di www.http://www.facebook.com/l/4c918;iltamburinosardo.it perché quando si spegne il sorriso di una ragazzina di 14 anni, si evocano torbide ombre in un’esistenza già pregna d’imbrogli, di sotterfugi, di pestaggi della polizia, infarcita di ladrocini, violenze, stupri, offese alla costituzione...Per fugare almeno queste ombre dalle nostre coscienze, è necessario fan sentire la nostra voce, alta e determinata, perché a nessuno passi per la testa di assuefarsi alla logica dell’archiviazione “di Stato”. Chi ha spento il sorriso di Luisa deve pagare. Sia pure il più affidabile dei segreti  informatori.

Gian Carlo Tusceri - La Maddalena




Credo anch'io che ciò che emrge da questa vicenda sia la mancanza di un"rapporto di fiducia" fra i cittadini e lo Stato. Uno Stato che, soprattutto in zone come Lula, è rappresentato dalla presenza repressiva dei Carabinieri, per cui l'atteggiamento da parte dei cittadini non può essere, spesso,che quello di ribellione. Ciò è stato, e in un certo senso ancora è, il banditismo sardo: ribellione nei confronti dell'oppressione da parte dello Stato italiano come, in passato, dei tanti popoli che hanno invaso la Sardegna , è la non accettazione di una giustizia è estranea alla "nostra" cultura. Non accettazione di regole del vivere in comune che non appartengono alla "nostra" realtà, che non sono "nostre" (dov'è la scuola?). Da ciò un "fare giustizia" secondo il "nostro codice". Anche l'uccisione di una giovane ragazza, che aveva il solo torto di essere figlia di un uomo che sicuramente ha fatto molti torti a molte persone, riguarda i "Sardi" e non lo Stato? Devono essere i "Sardi" a fare giustizia?

Pier Giulio Cantara - Sassari




L'omicidio di una persona, chiunque essa sia, non dovrebbe mai restare impunito... partendo da questo principio a mio avviso assoluto, ritengo che sia non doveroso ma obbligatorio da parte delle autorità competenti non abbandonare il filone delle indagini... Luisa è semplicemente Luisa... pottebbe essere la nostra compagna di scuola, la nostra vicina di casa, la nostra nipote, e via dicendo... non importa che sia figliia di Matteo Boe e Laura Manfredi... loro sono loro... Luisa... una figlia... che è stata uccisa e che ad oggi il suo delito non ha un responsabile...

Antonella - Villasor




La paura causa l'omertà, l'omertà causa il silenzio, e nel frattempo lo stato e la mafia, forse sono la stessa cosa, uccidono. Che significa uccidere? Ci sono due atti omicidiari in questa storia oramai troppo comune: 1. L'uccisione vera e fisica di Luisa; 2. L'uccisione della coscienza e della memoria dei fatti. Alla stessa stregua del primo atto, il secondo sancisce la fine della giustizia e la complicità tra stato, mafia e cittadini. Ognuno di noi deve trovare il coraggio, quel sano coraggio, quel sacro furore di chiedere Giustizia e Verità ad uno stato e ad una società che hanno oramai rinunciato ai valori sinceri dell'umanità.

Nazzario - FB




Il silenzio, a Lula, continua ancora. Sono passati sei anni e ancora nessun colpevole per l'assassinio di Luisa Manfredi. Non è bastato il duplice atto d'accusa di Laura Manfredi, una madre che non vuole cedere. Non è bastato il messaggio "Qualcuno di voi ha ucciso Luisa" scritto davanti alla chiesa; non è bastato urlare la propria disperazione, senza paura, chiedere perché, rivolgersi direttamente alla gente del paese. Nulla ancora.
Nessuno parla.
Luisa non deve essere dimenticata. Non si può morire a 14 anni nell'indifferenza
generale. Lo Stato deve dimostrare di essere presente a tutela dei cittadini, tutti indistintamente. Deve dimostrare che non si uccide impunemente. Le regole valgono anche a Lula. Solo così si può sconfiggere il muro di paura che tappa bocche e orecchie a tutto il paese. Luisa merita giustizia.

Maria Elisa Muglia - Roma




Quando lo Stato ammette la sua sconfitta, parole come “speranza” o “futuro” appaiono figlie di una retorica che non vorremmo conoscere mai. Ci pesa l'uccisione della piccola Luisa. Come un boccone che non va giù, come una ferita inferta all'innocenza. Ci pesa anche che il dolore di una madre, il suo strazio non sia attenuato dalla certezza che il colpevole è stato assicurato alla giustizia. Avrebbe vent'anni, oggi, Luisa. Forse sarebbe andata all'università, lontano, un pretesto come un altro per prendere le distanze dalla realtà difficile del suo paese. Oppure, chissà, sarebbe rimasta lì, a Lula, a lavorare per la sua terra, riscattarsi da un'appartenenza paterna scomoda (solo perché la società pretende che tu lo dimostri...), contribuire ad una rinascita civile. La scelta più difficile. Ma anche quella che Lula, come altri piccoli centri della nostra isola, deve decidersi a fare. A lei non è stata concessa, molti altri potrebbero farla. Nel suo nome.

Paolo Lisca - Tempio Pausania




Con l'indifferenza Luisa viene uccisa due volte e io non ci sto; anche parlarne, divulgare, commentare, leggere di lei, chiedere giustizia è segno di presenza al di là dei risultati, l'importante è non dimenticare mai l'esistenza di una persona e il fatto umano che ne deriva, provoca la cittadinanza tutta a non dimenticare, a porre domande, a chiedere giustizia.

Maria Luisa Gregnanin - Rovigo




Fino a tre minuti fa sconoscevo la vicenda di Luisa Manfredi. Il fatto in sè non mi stupisce: un omicidio impunito, in Italia, non è una notizia, è vero, casomai, il contrario. Mi sorprende,invece, che il fatto sia avvenuto in Sardegna, terra aspra, misteriosa, clanica, certo, ma lontana, fino a sei anni fa, a quanto io sappia, almeno nelle cronache recenti, dall'immonda atrocità delle interminabili faide calabresi, delle oscene, empie vendette trasversali, così frequenti in terre dimafie e di camorre.
Non so se la fucilata che abbattè Luisa appena affacciata al balcone della vita avrà mai una mano nota, un volto: so che se questo non avverrà, un altro pezzo della mia, della nostra comune speranza in un'Italia civile giacerà insieme alla povera, cara Luisa.

Giannandrea Dagnino - Palermo




Sono completamente con voi

Eliana Rasera - Catania




Parteciperò alla campagna per Luisa,con la speranza che al più presto venga fatta giustizia per una ragazza strappata alla vita così brutalmente.Forse la sua unica colpa è stata quella di essere la figlia di un bandito,ma neanche questo può giustificare la sua morte.

Marta Cerboneschi - Osilo




Ci sarò.

Marco Ussi - Sassari




"Cultura del terrore, spazio della morte" è il titolo di un saggio di Michael Taussig sul sistema di peonaggio nel Putumayo. Titolo che potrebbe commentare i fatti di Lula, dove una “logica del terrore”, che testimonia la persistente latitanza dello stato dalla realtà del paese, ha attanagliato le coscienze, assediato la parola, inquinato il significato sociale di bene e male, giustizia e ingiustizia, creando così lo “spazio della morte”. Il 25 novembre 2003, Luisa Manfredi, a soli 14 anni, è stata barbaramente ammazzata sotto gli occhi ciechi di un paese muto. Chiedere a gran voce giustizia per Luisa significa chiedere al corpo sociale e politico di esserci, di non permettere mai impunita la violenza, assumendosi la responsabilità di costruire una cultura dove "fiducia" e "giustizia" acquistino significato."

Silvia Pigliaru - Sassari




Luisa ci sta chiedendo di non prendere la strada verso Gomorra. Ascoltiamola.

Federico Gandolfi - Sassari




L'informazione, le istituzioni, la magistratura. Tutti troppo impegnati. Tutti troppo distratti per dare verità,per dare giustizia. Soltanto dei testardi possono continuare a sperare di rendere - direi, quasi - onore a Luisa. Per questo "banale" motivo mi associo a quanti faranno parte del partito dei testardi.

Saro Visicaro



Ringrazio Laura Manfredi per il suo libro che ci ha ricordato che una ragazza di 14 anni, Luisa sua figlia, è stata uccisa e ancora gli assassini non sono stati scoperti e le indagini sono arenate in una palude senza uscita.
Ora tutti noi sappiamo che dopo sei anni ancora non c'è un colpevole e non c'è neppura la volontà di indagare in maniera efficace per scoprire cosa è davvero successo quella sera del 25 novembre di sei anni fa.
Noi siamo e saremo qui a ricordarla e a ricordare a chi queste indagini le deve svolgere che noi vogliamo giustizia per questa ragazza che amava vivere e ballare.

Caterina Brau - Sassari



Chi è Luisa Manfredi? Le persone che l’hanno conosciuta la descrivono come una ragazza brillante, dinamica, serena. Figlia di Matteo Boe e Laura Manfredi, ma quattordicenne come tante altre. Era nata in Francia, ma a Lula era cresciuta e Lula era diventato il suo paese, il suo piccolo e importante mondo, dal quale mai sarebbe voluta andare via. Eppure, sarà proprio il suo paese ad ucciderla la sera del 25 novembre 2003.
L’omicidio di Luisa non è avvenuto per caso, così come non risulta strano che dopo sei anni questo rimanga ancora del tutto impunito. Lula nel 2003 era appena uscita da undici lunghi anni di commissariato, e nonostante ciò le elezioni e il “ritorno” dello Stato non hanno fatto cessare intimidazioni, minacce ed attentati.
Un tempo il piccolo paese della Barbagia, che oggi conta appena 1900 persone, era contraddistinto da un’accesa passione politica, per le calde assemblee nelle miniere, per la volontà di mantenere salda e dinamica la comunità che infatti non cadde nel tranello colonialista italiano delle sirene dell'industrialismo rapace di Nino Rovelli, che coi soldi statali voleva piantare sui loro monti una fabbrica chimica come in altri punti della Sardigna. Lula era così compatta da dar battaglia per anni in difesa dell'antica miniera di Sos Enattos (piombo e zinco) che oggi è stata chiusa ma un tempo dava lavoro ad oltre trecento persone. Era una comunità così aperta all'entusiasmo da ribattezzare, negli anni rossi, le strade e le piazze coi nomi di Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxemburg e perfino Che Guevava, Ho Chi Min e Lumumba.
A Lula lo Stato italiano non riusciva ad entrare. Una sola legge era in vigore lì: quella del “codice barbaricino”. Erano reputati inviolabili tutti quei valori e modelli che i “civilizzatori” volevano demolire come retaggio dell’arcaismo sardo, come supposti nemici della modernità. Infatti la cosiddetta modernità, quella cultura sterile ed estranea che lo Stato ha da sempre cercato di imporre in maniera violenta e verticale, insegna a considerare il pastoralismo, principale attività della comunità barbaricina, un luogo geometrico dell’individualismo e della barbarie. Su connottu fu esorcizzato come “comunismo primitivo” da abbattere per aprire la strada al capitalismo occidentale (DC) o da trasformare in collettivismo “moderno” (PCI), ed entrambe queste opzioni politiche muovevano dal presupposto che la Sardegna non avrebbe mai potuto cercare una propria strada che la portasse allo sviluppo e alla modernità in maniera originale e creativa.
Oggi Lula, come tanti altri paesi della Sardegna, è il risultato più lampante di questo processo di barbarizzazione sistematica, che però non è riuscito a raggiungere tutti i suoi propositi. Lo Stato, infatti,  nel paese barbaricino ancora non è riuscito realmente ad entrare, ma sicuramente è riuscito a disarticolare ed imbarbarire questa comunità.
Dopo dieci anni di commissariato prefettizio, nel 2002 le elezioni, in seguito alle quali Maddalena Calia è stata nominata sindaco, hanno visto presentarsi soltanto una lista, sostenuta dal centro destra, la legge veniva imposta dalle forze dell’ordine che in periodo pre e post elettorale avevano posto il paese in “stato d’assedio”, ma che non erano in grado di controllare quei fenomeni interni alla comunità che minavano una convivenza civile.
Infine giornali e televisioni tenevano i riflettori sempre accesi, alla ricerca di pettegolezzi e dichiarazioni eclatanti dal paese dell’ex Primula Rossa che garantissero audience,  ma che si sono mostrati incapaci di comprendere e di denunciare che Luvula era stata spazzata via dalla rassegnazione, dal disgusto per la politica, dal rifiuto sordo e incattivito di "uno Stato che non c'e", dalla delusione per i partiti, i sindacati, il prefetto, la regione, il governo, reali colpevoli del clima di pesante di tensione nel quale Lisa è stata assassinata.
Non mi interessa entrare nello specifico del suo assassinio, voglio solo dire che Luisa, come tante altre vittime di spirali di violenza che stanno insanguinando le nostre comunità, è stata vittima di una degenerazione indotta e causata dall’imposizione di un modello di sviluppo e societario estraneo alla nostra storia e cultura. Basta leggere la famosa Commissione Medici, (la famosa inchiesta parlamentare sul banditismo degli anni sessanta) per capire cosa voglio dire: ogni qualvolta lo Stato centrale (piemontese-italiano) ha rafforzato il controllo sull’isola, ha messo in ginocchio la nostra economia per favorire la penetrazione capitalistica, le comunità sarde (non solo barbaricine) si sono ribellate ma allo stesso tempo incrudelite, perché purtroppo nessuna forza politica anticolonialista, ad eccezione del partito angioyano, è riuscita ad incanalare questa ribellione e a costruire un futuro diverso per la nostra terra.

Cristiano Sabino




La tua rischiesta di qualcosa di più corposo, mi richiama alla mente episodi dolorosi che ho vissuto in prima persona. Alla fine degli anni '60 a Cagliari ero presidente degli universitari missini, tutti teste calde, sbalestrati e squinternati tant'è che il nostro motto era: "poco allo studio, molto alle donne, tutto alla rivoluzione" (nera si intende!). Frequentava la nostra sede un ragazzo diciasettenne, posato, logico, razionale, gioviale e buono: si chiamava Puccio Carta.
Ricordo che passammo una intera serata io e lui da soli a parlare di cose belle e intelligenti. Dopo qualche giorno vidi nell'Unione Sarda la sua foto: era stato sequestrato in quel di Oristano. Non fece più ritorno a casa. Pare  che avesse riconosciuto uno dei sequestratori e pare che il suo corpo sia stato dato in pasto ai maiali.
Un altro episodio avvenne in un paese del Nuorese, dove il fratello di un mio amico, per sfregio, venne ucciso a fucilate sull'uscio in presenza dei suoi due figli bambini. Non ricordo se gli autori di tali delitti siano stati poi catturati (non credo), ma alla fin fine questo poco mi interessa. Quello che ancora mi angustia è il non riuscire a capire il perchè (tu diresti "le ragioni") di tale inaudita ferocia, spesso gratuita e sproporzionata anche rispetto all'utile che dall'azione delittuosa si vorrebbe ricavare.
Uno scrittore, credo De Mestre, affermò che la differenza tra i selvaggi e i nuoresi stava nel fatto che i selvaggi non conoscevano la luce ma la desideravano, mentre i nuoresi la luce la conoscevano ma la odiavano. Non credo a questa teoria come ad altre similiari del Niceforo e di altri antropologi positivisti.
Da cattolico credo nel libero arbitrio e nella responsabilità personale. Tu sostieni che a Lula è impossibile che nessuno sappia dell'assassinio di Luisa e che, se le autorità garantissero maggior protezione qualcuno parlerebbe. Io non escludo che lo stesso Boe sappia o quantomeno immagini chi e perchè gli abbia ucciso la figlia. Ma se nessuno parla non è tanto per paura quanto perchè a quelli di Lula non interessa la "giustizia" dello stato, nè tanto meno i suoi esecutori.
Se fra uno, cinque o dieci anni, legeremo di qualche misterioso delitto a Lula o nei dintorni, potremo ipotizzare che qualcuno, abilitato da un codice non scritto, ma non per questo meno cogente, abbia fatto "giustizia" su Luisa, uccidendo il suo assassino o qualche suo discendente o parente. Per quel codice non fa differenza.

Angelo Abis - Cagliari




Perché non apri un gruppo per Luisa Manfredi su fb, così è più facile condividere?

Piero Pastena - Palermo




Fatti come la tragica scomparsa di Luisa non devono assolutamente cadere nel dimenticatoio, anche perchè si tratta di una vicenda emblematica su come, a volte, si faccia di tutto pur di non trovare un colpevole.
Una manifestazione organizzata, di qualunque genere (anche solo mediatica), deve essere però necessariamente concordata e accettata prima di tutto dalla famiglia di Luisa che si è sempre adoperata per evitare facili strumentalizzazioni della vicenda.
Prima di aderire all'iniziativa e di darne diffusione nel mio piccolo, vorrei essere sicura che tale consenso da parte della famiglia esiste.

Annamaria - Fonni




Gentilissima Annamaria,
la sua lettera non giunge imprevista. Anch'io per un tempo abbastanza lungo, sono stato indeciso se promuovere o meno questa campagna, perché in qualche modo mi sembrava di invadere un campo assolutamente privato.
Poi c'è stato il libro di Laura Manfredi, che non è un libro di una persona qualsiasi, ma è il libro della madre di Luisa Manfredi, la ragazza assassinata sei anni fa.
Il libro mette in piazza una storia, e non soltanto la storia di un omicidio, ma la storia di un contesto sociale, la storia di un contesto politico.
Un libro brutto, pesante, che ti dà pugni allo stomaco, ma che allo stesso tempo di costringe a continuare la lettura, perché tocchi con mano la rabbia di una madre brutalmente violentata dall'assassinio della figlia.
A che titolo, a questo punto, la storia di Luisa dovrebbe restare una storia privata?
Ma anche: a che titolo la nostra coscienza dovrebbe sentirsi libera dal peso che il libro della Manfredi ci ha vomitato addosso?
Lei parla di pericolo di strumentalizzazione.
Personalmente sono convinto che da una campagna del genere possano derivare solo rogne. Ma se l'immagina cosa succederebbe se i partiti e/o la grande stampa la facessero propria? Probabilmente Lula sarebbe rivoltata come un calzino, sarebbe garantita sicurezza ai testimoni...
E forse Luisa avrebbe giustizia.
L'alternativa al pericolo di strumentalizzazione è che il delitto di Luisa resti cosa della madre o, al massimo, "cosa" dei Lulesi. La prima soluzione mi sembra indegna di un paese civile, la seconda estremamente pericolosa.
Per quanto riguarda la mia persona, certo che mi son posto la domanda: perché promuovi questa iniziativa? E mi son risposto: perché continuo a non rassegnarmi. Anzi sono profondamente indignato di fronte ad una giustizia sempre più di classe: i poveri a subirla, i ricchi ed i potenti ad aggirarla.
E poi le posso dire una cosa? Dopo la lettura del libro, Laura Manfredi mi è diventata profondamente antipatica.
L'antipatia, come ognuno di noi sa bene, è estremamente coinvolgente.

Paolo Buzzanca - Sassari – Messina





E' stata uccisa una ragazzina per fatti non riguardanti sue responsabilità dirette. Poteva essere figlia di questo o di quello, per la giustizia non deve avere importanza. E' un'importante battaglia condotta da questo sito in solitudine.
"LA GIUSTIZIA" va riaffermata, mi auguro che altre, più importanti testate e le Istituzioni colgano il Vs/ns. messaggio.

Marco Ussi - Sassari




Grazie a Paolo per la preziosa e puntuale segnalazione e la tenacia con cui porta avanti questa triste battaglia.
Come mamma, oltre che cittadina, sono molto colpita dalla brutalità e dal silenzio osceno che accompagna tutta la vicenda.
Affinchè nessuna vita sia sprecata e offesa dall'oblio: GIUSTIZIA PER LUISA MANFREDI.

Tania Gallina - Palermo




Sono molto colpita e turbata da questa inquietante vicenda, per troppi versi inaccettabile.
Quanto dovremo attendere perchè le tante, troppe vittime innocenti di una cieca e paradossale violenza abbia giustizia?
NON DIMENTICHIAMO LUISA MANFREDI.

Enza - Bagheria



Il messaggio sulla piazza della chiesa andrebbe adeguato alla realtà, che è ancor più cruda. Luisa non è stata uccisa da qualcuno, ma da troppa gente non meno colpevole di chi ha premuto il grilletto: gli abitanti di Lula (con il loro assordante silenzio, lo Stato (con la sua latitanza) e parte di noi tutti con una memoria troppo labile.

Tore Rozzo - Ossi



E' una vergogna che ancora oggi non si sappia chi è il colpevole: Luisa merita giustizia.

Alfonso Nobile - Palermo



Commento Sono con voi.

Paolo D'Aquila - Sassari



E' vero che i cittadini sono stanchi e sfiduciati nei confronti della Giustizia, ma bisogna continuare a lottare e a ribellarsi per sensibilizzare coloro che dovrebbero indagare in maniera più sistematica e con grande rispetto nei confronti, specialmente di una minorenne alla quale è stata tolta la possibilità di vivere la sua fanciullezza e... i suoi sentimenti, emozioni, ecc. Grazie Paolo per avermi coinvolto a partecipe in questa importante lotta. Sono con voi.

Bartola Albanese - Casteldaccia



Aderisco alla campagna, la giustizia è bisogno di verità a ragione nel rispetto delle vittime e nel rispetto delle persone dei colpevoli. La giustizia non ha bisogno di vendette e di ulteriori vittime e ulteriore dolore. C'è una via per l'uscita dalla violenza anche per chi una volta se ne è reso colpevole per mancanza di ragione o di altre ragioni nella propria vita?

Giancarlo Liuzza



La ricerca della verità e la lotta per la giustizia è l\'unica cosa che si possa fare per onorare la memoria di una bambina.
Mi sento davvero addolorata!

Roberta Romeo - Palermo



Certo il 25 novembre sarebbe bello che anche chi non è di Sassari si ricordasse che Luisa non ha giustizia. già... "giustizia" in italiano ha un bel significato: stabilire ciò che è giusto, cioè, per dirla con un pò di rettorica, eliminare il male e far trionfare il bene. E infatti non è un caso che questa giustizia si invochi da Sassari. Le provincie di Sassari e della Gallura sono le due uniche zone della Sardegna dove si parli un dialetto italiano e non sardo. In sardo il termine "giustizia" ha tutt'altro significato. In sardo una delle invettive più terrificanti è: "ancu ti pighi sa giustizia". Cioè che tu sia buono o malvagio, innocente o colpevole, la cosa peggiore che ti può capitare, e che quindi devi evitare ad ogni costo, è di finire nelle mani della "giustizia". Per un gran numero di sardi esiste solo la giustizia fai da te, secondo un codice millenario non scritto, che se fossi razzista, direi che è inserito nel nostro DNA. In base a questo codice chi ha ucciso Luisa ha fatto "giustizia" se il sangue versato è la giusta punizione a un torto, un offesa, a un furto o a un omicidio perpretato da chi aveva o ha lo stesso sangue di Luisa. Se invece l'assassinio di Luisa è dovuta alla bravata di qualche gruppo che in preda ai fumi dell'alcool, sparacchiando in aria, ha accidentalmente colpito Luisa, la vendetta sarà terribile. Prima o poi qualcuno pagherà con la vita per un fatto inconsulto ma inconsapevole, per il quale la giustizia italiana ti farebbe fare al massimo un paio d'anni di galera.Di una cosa siamo certi: in entrambe le ipotesi, in base a quel vecchio codice, nessuno denuncerà mai niente nè tanto meno parlerà.

Angelo Abis - Cagliari



Penso che sia importante ricordare, a fianco del "famosissimo" codice barbaricino, anche un altro testo sardo, che vanta anch'esso un'età ragguardevole: la Carta de Logu.
L'organizzazione statuale in Sardegna è una realtà antichissima. L'idea che le Istituzioni in quanto tali siano estranei alla storia sarda (senza scomodare il DNA) mi sembra frutto di una lettura non supportata dai fatti.
La Giustizia e la vendetta hanno convissuto fianco a fianco per secoli.
Io, aldilà di considerazioni ulteriori che non affronto per ragioni di incompetenza, credo che per la vicenda di Luisa giustizia e vendetta non siano sullo stesso piano: la prima ci farebbe fare un passo avanti a tutti, in termini di civiltà e di responsabilità. La vendetta, o il silenzio, ci lascerebbero solo più poveri.

Giampiero Muroni - Sassari



Ho cercato di descrivere la realtà così com'è, ed è una realtà fatta di vendette e silenzi.Quanto alla Carta de Logu dubito che almeno in certe zone della Sardegna sia mai entrata a far parte del costume delle popolazioni. Detto questo, per mentalità, cultura e credo politico ritengo che ogni violazione della legge sia prima di tutto offesa allo stato, cioè alla comunità fattasi istituzione.Pertanto trovare l'assassino o gli assassini per me significa non solo fare giustizia per il sangue innocente di Luisa a ma anche cancellare una grave offesa alla nostra comunità fatta a stato.

Angelo Abis - Cagliari



Il ballo della morte
Lula. 2000 abitanti. Un paese di sordi. Non di sardi. Un paese dove si balla tenendosi per mano. Mano nella mano, ma solo quando si balla. Nella vita, le mani non si incontrano. Si tengono legate dietro la schiena. O servono per coprirsi gli occhi. Per tapparsi le orecchie. Per chiudersi la bocca. Per premere il grilletto. E per farsi il segno della croce.
Luisa ballava. Il ballo sardo. Quello dove tutti si tengono per mano. Aveva quattordici anni. E mani da bambina. Il 25 novembre di 6 anni fa, stava andando a ballare. Una pallottola la colpì a morte. Il rumore sordo del ballo della morte. Un ballo, dove lo Stato, le mani le tiene in alto. Per arrendersi e per salvarsi.

Simone Di Stefano - Palermo



Forse si tratta di uno di quelli omicidi che rientrano nella quotidiana tragica banalità della violenza distratta e annoiata. Quella che non "merita" le intercettazioni diventate unico strumento di indagine.
Proprio per questo è intollerabile che, dopo giusto sei anni, non si sappia nulla. E proprio per questo appoggio cun tutto me stesso la tua campagna.

Gianfranco Pintore - Sardegna



Se il problema è legato al passato di Matteo Boe o alla simpatia/antipatia profusa da Laura Manfredi rispondo con una frase del Vangelo: "i figli non paghino gli errori dei padri".
Se si è trattato di altro (bravata? Balentìa? Torti tra ragazzini?) il problema è ben più grave. Ci dà idea di quanto poco valore certe gioventù diano alla vita. Ci dà la misura dei valori che animano certe persone.
Di Matteo Boe se ne è occupata la Giustizia per tutti noi. Lo ha fatto nella giusta misura. Ed ora sta pagando i suoi errori. Su Laura Manfredi c'è poco da dire.
Simpatica o antipatica che sia, che c'entrava una bambina di 14 anni?
Se fossi al posto di chi ha premuto il grilletto avrei però più paura dell'ira di un genitore che della pacata giustizia in cerca di verità. Si è mai chiesto costui se Matteo e Laura abbiano bisogno dell'"Intelligence" di Stato per arrivare alla verità?
Io me lo sono chiesto per suo conto. Se fossi al posto loro, cosa avrei fatto? Cosa avreste fatto voi se un balordo avesse ucciso per gioco vostra figlia?

Michele - Sardegna



Michele, lettere come la sua dicono pane al pane e vino al vino e danno la sensazione di parlare con qualcuno guardandolo negli occhi.
Lei comincia citando i Vangeli, ma poi si rifugia immediatamente in casa del Vecchio Testamento, con un ragionamento umano, addolorato, ma troppo simile ai ragionamenti del codice barbaricino.
In questi giorni si parla tanto di mafia, che sarebbe attecchita in Sardegna, che avrebbe invaso le coste etc. Bene, mi dispiace per i magistrati, ma io a questa storia della mafia, qui, non ci ho mai creduto. Rispetto al tessuto delinquenziale sardo, la mafia è qualcosa di più circoscritto, è una specie di superfetazione di controllo che si può individuare e quindi, almeno in teoria, eliminare.
In Sardegna le cose sono assolutamente diverse, ognuno delinque per i fatti suoi, e se fa delle alleanze, non è detto che siano per la vita e per la morte. E, almeno in alcuni paesi, la linea di demarcazione, fra il mondo di chi delinque e quello di chi vive seguendo la legge, è priva di reticolati. Si rischia di passare ogni momento da una parte all'altra, anche perché alla fine, alcuni sono disposti ad accettare il principio che la giustizia è meglio farsela da soli, altri non possono fare diversamente, a meno che non si rassegnino al perdono.
Ora il caso di Luisa Manfredi rappresenta un crinale: se lo Stato riesce ad applicare la sua giustizia, tutti noi abbiamo fatto un grande passo avanti e possiamo ritenerci a pieno titolo cittadini dell'Europa dei diritti. Se non ci riesce, se non lo vuole fare, ma anche se non ha i mezzi per farlo, allora siamo condannati ad altro. Veda lei che cosa è meglio.
Tutto questo non dipende dai genitori, ma dipende dalla gente, dalla stampa, dalla televisione, che non gridano allo scandalo, che soggiacciono alle finte diatribe sulla giustizia, e che lasciano cadere nel dimenticatoio delitti tanto gravi. Dipende dalle istituzioni, dai partiti, che si interessano solo delle cose di casa loro.
E mi creda, noi vediamo un rapporto molto stretto fra questa spudorata noncuranza, fra questo disinteresse generalizzato, e quello che succede in carcere.
Lei dice che Matteo Boe paga con la detenzione i suoi delitti. Ma Boe ha appreso della morte della figlia dalla TV. Crede che questo faccia parte del debito di un detenuto, o che sia la foto della faccia carognesca dello Stato, che poi si manifesta con le tentate manovre per oscurare il caso Cucchi?
E pensiamo che se sui casi di Lula si fosse speculato meno ed agito di più, forse oggi non staremmo qui a parlare di questi tragici eventi
.

Paolo Buzzanca - Sassari - Messina



Caro Paolo, ho letto il Suo commento al mio post. Per essere chiari: non approvo la "giustizia bricolage".
Ogni Stato ha le sue Leggi.
Ogni Legge deve essere rispettata.
Il rispetto delle leggi deve essere curato dallo Stato.
E' in base a questo ragionamento Naif che ho commentato la vicenda. Il fatto che io mi chieda cosa avrei fatto da genitore è umano. Anzi, no, è istintivo.
Il fatto che mi stia chiedendo se davvero i coniugi Boe/Manfredi conoscano la verità è perchè reputo entrambi due persone con una intelligenza ben al di fuori dal comune.
Il problema che Boe abbia saputo in questo o quel modo come è mancata la figlia fa parte di un qualcosa che sicuramente lui ha messo in conto nel momento in cui ha deciso di delinquere. Si chiama carcerazione. E' uno stato che non prevede sconti, nemmeno in questi casi.
Lei pensa che i Kassam abbiano goduto di sconti e agevolazioni quando qualcuno gli ha comunicato che Farouk aveva un orecchio in meno mandandogli quel pezzo di carne in una busta insanguinata? Non deve essere stato un momento meno doloroso, mi creda.
Si ha pena per chi sbaglia per caso, non per chi lo fa per scelta sapendo di provocare dolore nel prossimo.
Non sono, mi creda, un giustizialista. Condanno i "picchiatori di stato" (carcerieri repressi i quali uccidono di botte uno sventurato per conto di uno Stato che invece di persone così non sa proprio che farsene) alla stessa stregua. Anzi, li condanno di più!
Così come condannerei chiunque si arrogasse il diritto di "processare" sommariamente il dito che ha premuto il grilletto per ammazzare una bambina di 14 anni.
Consegnamolo alla Giustizia.
La saluto da una terra lontana.

Michele - Sardegna



Fino a qualche giorno la non conoscevo la vicenda di Luisa, e ringrazio Paolo per avermi informata. Aderisco con forza e determinazione a questa campagna che spero veda tutta la rabbia e la speranza di molti. Non sono due sentimenti contraddittori rabbia e speranza. Tutt'altro. Dobbiamo la nostra libertà e la nostra giustizia a chi li ha provati entrambi in momenti difficili. Il contrario della rabbia non è la sepranza. E' l'analfabetismo emotivo. Quello dobbiamo tenere ad anni luce da noi in questa vicenda. E in molte altre.

Marina Spinetti - La Maddalena



"E' morta così a quattordici anni, spero senza rendersene conto", scrive sua mamma, con una speranza di sottrazione al dolore almeno del momento.
E' morta così, a quattordici anni.
E ancora non ha avuto giustizia.
Grazie per avercelo ricordato, sta a noi raccogliere l'invito alla memoria e all'azione di denuncia. Luisa Manfredi è una vittima, facciamo che non sia vittima dimenticata.

Giovanna Salis - Sassari



E' una vergogna che ancora oggi non si sappia chi è il colpevole: Luisa merita giustizia.

Alfonso Nobile - Palermo



La ricerca della verità e la lotta per la giustizia è l\'unica cosa che si possa fare per onorare la memoria di una bambina.
Mi sento davvero addolorata!

Roberta Romeo - Palermo



Dinanzi al dramma di una giovanissima vita spezzata, è sacrosanta l'indignazione dei giusti per la verità negata e lo scoramento per l'ennesima ingiustizia di Stato.

Antonio Matasso - Palermo



Sei anni, una vita che non c'è più. E' dura la condanna di un uomo che non l'ha conosciuta che da dietro le sbarre ed è privato anche della libertà di portare un fiore sulla sua tomba. Siamo uomini, mica animali, perchè non proporre una raccolta di firme per chiederne la grazia? Credo che partisse dal tamburino sardo, una iniziativa del genere, troverebbe pochissimi ostacoli!!!

sardus.filius



Sardus.filius,
il suo nome mi consente di tentare un'ipotesi letteraria. Se dovessi scrivere un romanzo su Matteo Boe, lo intitolerei
L'ultimo bandito. Lo imposterei un po' alla maniera di Victor Hugo, perché la biografia del personaggio contiene, purtroppo, tutti gli elementi del drammone ottocentesco. Ci aggiungerei anche una conclusione tragica e mi attacchrei a Vercingetorige trasportato a Roma, in una gabbia da orsi, per il trionfo di Cesare.
Ma se passiamo al piano della realtà, scopriamo subito che il mondo non è popolato da vescovi santi, come se ne trovano nei Miserabili; anzi, questo nostro mondo è pieno di gente normale, che ha diritto a non perdonare i torti ricevuti e a vedere in galera le persone dalle quali è stata tanto gravemente offesa.
Persone, per l'appunto, i detenuti, come tutti i membri della società, che oltre alla libertà non dovrebbero perdere altro. Non dovrebbero; ma sapppiamo bene che esiste, in ogni dimensione della vita reale, ed ancor più in carcere, un tanto di barbarie che definirei ineliminabile.
Compito ed aspirazione di chi si ritiene progressista, garantista, liberale, e mettiamoci pure tutti i termini che ci piacciono, è limare sempre più lo spessore di questa barbarie, non certo quello di sostituirsi alla giustizia.

Paolo Buzzanca - Sassari - Messina



Quando Luisa fu uccisa, nel punto da cui partì la fucilata venne trovato un bossolo. Una prova, l’unico indizio dell’assassino. Eppure ci sono voluti sei anni perché la cartuccia venisse consegnata alla polizia scientifica per la ricerca di tracce organiche, di qualcosa che tracciasse il dna del misterioso sparatore. Sei anni di ritardo, sei lunghi anni di dolore per la madre di Luisa.
Un delitto sconvolgente, senza colpevoli, che attende ancora giustizia.

Giuseppe Serra



Mi dispiace non poter essere presente fisicamente, abito molto lontano da Sassari;  con il cuore e con il pensiero sono con Voi nel ricordare  la morte "barbara" e prematura di Luisa che attende ancora giustizia.
Penso che ciascuno di Noi, nel proprio piccolo può fare qualcosa: non dimenticare!! L'indifferenza uccide Luisa due volte e uccide l'umanità, la civiltà, la giustizia che c'è, magari a volte assopita, in ogni persona e nella cittadinanza tutta.
Luisa non può più parlare, ma NOI Sì!

Maria Luisa Gregnanin




Caro Paolo,
mi unisco al ricordo per la povera Luisa, vittima innocente di un omicidio senza colpevole e... ancora oggi con un movente incerto. In genere si spera che le colpe dei padri non ricadano sui figli. Non sappiamo se chi ha sparato voleva vendicarsi, aveva un altro obiettivo o che diavolo... il risultato è stato orribile, ancora oggi non posso pensare che qualcuno possa aver colpito una ragazzina indifesa.
La mia "sensazione" è che qualcuno sappia chi è stato... o forse più di qualcuno. Solo la giustizia è ignara. O meglio, di sicuro chi sa di certo preferisce stare in silenzio, non aiutare la giustizia a fare il suo corso. Immischiarsi in certe questioni può essere pericoloso... per la vita. E, detto tra noi, temo che la calma di Lula sia apparente. Temo la giustizia sommaria arriverà dove la giustizia dei tribunali non ha osato spingersi.
Nel frattempo, visto che sono credente, più che pregare per Luisa, che è in paradiso ed è serena, pregherei Luisa stessa di pregare per coloro che sulla Terra sparano od hanno sparato ai ragazzini e alle ragazzine, a Lula, in Africa, a Napoli ecc.: pregare che facciano un passo indietro e, perchè no, si costituiscano alle forze dell'ordine.

Enrico Secondini - Sassari



Questa nota racchiude poche righe,ma molte speranze.
La prima fra tutte è quella di non dimenticare,la seconda,ma non per questo di minore importanza,vuole opprimere un oblio di indifferenza e pregiudizi che inghiottiscono sempre più coscienze da sei anni a questa parte.
Un insegnante siciliano ha recensito sul web: "se volete leggere l'Inconveniente di Laura Manfredi,allora non aspettatevi un Pennac".
Le sue parole sorprendono e disgustano, perchè quello della Manfredi non è un libro candidato al Nobel per la letteratura, nè tantomeno al Campiello.
Semmai è la supplica disperata ed esasperata di una madre alla quale è morta la figlia tra le braccia,in una pozza di sangue e con un pezzo di piombo conficcato in fronte.
E' l'ennesimo tentativo di una madre, una madre che non vuole arrendersi, che vuole piegare le sbarre dell'indifferenza, del cinismo; e lo fa con tutto il dolore e la forza che avrebbe qualsiasi donna alla quale hanno ucciso un figlio.
Ora, quindi,viene spontaneo rivolgere un appello a tutti coloro che ancora oggi tacciono per indifferenza, pregiudizio o, ancora peggio, omertà. Un appello che deve invitarli a riflettere: dimenticate per un attimo "la figlia dell'ex bandito" e immaginate se foste voi, in una sera come le altre, a rientrare a casa, fare il nome di vostra figlia senza sentire alcuna risposta, salire al piano di sopra e trovarla accasciata sul balcone della sua camera, in un bagno di sangue.
Rimarreste indifferenti?
Voltereste le spalle di fronte al corpo martoriato di vostra figlia la quale,con un pallettone nella tempia e gli occhi socchiusi, sembra che vi implori di svegliarla perchè vuole vivere ancora?
Forse la carichereste sulle vostre spalle,urlereste un aiuto che riecheggerà nel silenzio.
Solo per questo smettereste di urlare il vostro dolore? la vostra rabbia?
Si può morire a quattordici anni come bestie da caccia?
Si può morire a quattordici anni per essersi affacciati al balcone della propria stanza?
Sentireste dentro di voi quanto inconcepibile sia veder consumare davanti ai propri occhi l'orrore degli orrori,l'orgoglio della morte,dello scempio,della vergogna?
Ascoltereste, stretti nelle vostre più ultime speranze, i respiri di una creatura alla quale voi stessi avete donato la vita, e in quello stesso istante qualcuno, con arroganza e violenza,ha deciso di stroncargliela?
Oggi siamo tutti Luisa.
Oggi siamo tutti corpi caldi,ma ancora per poco,che sanguinano; lacerati dal dolore fisico e dall'incredulità di stare per morire per aver aperto le finestre delle nostre stanze.
Oggi siamo tutti una ragazzina sepolta sotto cumuli di terra e di silenzio.
Oggi siamo tutti giovani vittime assassinate a fucilate, che non hanno pace, che vogliono, che devono essere ricordate.
Oggi siamo tutti una madre e un padre ai quali, senza un perchè, è morta tra le braccia una figlia.
Oggi siamo tutti madri e padri, donne e uomini, anziani e bambini che invocano una sola parola: GIUSTIZIA.

Marta Chessa



Ma che ne sapete di lula e di come siamo noi lulesi tutto questo parlare a vanvera fa venire il volta stomaco.

Simona - Lula



Gentilissima corrsispondente, se proprio lo vuole sapere, a me, di sapere di Lula potrebbe non fregarmene un piffer...o. Io so dell'Italia, so che c'è stato un delitto gravissimo, so che per le ragioni più svariate e forse più impensabili questo delitto è restato impunito, so che questo delitto ha delle complicazioni che soltanto gli scemi e i furbi non sanno e non vogliono capire. Lei, in quanto lulese, può essere d'oro o di cartapesta. Io, in quanto cittadino italiano, sono stufo di sentire sempre i soliti discorsi sulla giustizia e veder poi triofare le ingiustizie. Non ho bisogno di essere iraniano per sapere che in Iran chi pensa e parla è condannato a morte, e non ho bisogno di essere lulese per capire che l'impunità del delitto di cui stiamo parlando è una vergogna. Se lei ha schifo del nostro parlare, se ne faccia una ragione, non giri su queste pagine. Le parole sono le uniche armi che conosciamo, le uniche che abbiamo scelto di usare.

Paolo Buzzanca - Sassari - Messina



Non ho detto che mi schifa il vostro parlare perchè anche a me da lulese e soprattutto da essere umano piacerebbe che ci fosse giustizia per Luisa, che trovassero chi l'ha uccisa e venisse condannato, ma da lulese che vive lì dà fastidio sentire certe cose sul suo paese soprattutto quando sono dette da persone che non hanno mai messo piede a Lula o che magari non sanno neanche dov'è.

Simona - Lula



Credo che questa sia un'ottima iniziativa, anche se credo che per poter arrivare a qualcosa bisognerebbe vedere com'era il clima politico e sociale di Lula nel periodo pre e post l'omicidio di luisa.
A questo punto molti penseranno che sono a conoscenza di queste cose avendo precedentemente letto certi quotidiani.
Cari lettori non basta, le notizie che apparivano nei giornali puntavano il dito contro la figlia di determinate persone, non di una ragazza di quattordici anni.
Questo è un fatto molto grave perché si cercava di vendere giornali, non di dare informazione.
Il silenzio non viene solo dai lulesi ma da tutti quanti che in questi anni non si sono presi la briga di dare voce a tutti coloro che volevano e che vogliono gridare basta.
Questo mi sembra un buon primo passo, e voglio aderire pienamente a questa iniziativa.
Chiedo una cortesia a tutti coloro che vorranno aderire, di espandere le loro conoscenze su cos'era e su cos'è Lula da 7 anni a oggi. Chiedo questo non per impartire lezioni o smentire chissà cosa, ma voglio che tali persone almeno leggano una controparte alle cose lette precedentemente sui giornali.

Unu Luvulesu - Lula



Che bella bambina era! Giusto ricordare Luisa in un giorno come questo, ma io non credo che dietro ogni delitto rimasto impunito ci sia assolutamente sempre una cattiva giustizia, una volontà di insabbiare o di nascondere, o di depistare. La giustizia umana ha i suoi grossi limiti. Voglio pensare che anche Lula sia una vittima, dopo Luisa e dopo la sua famiglia. Voglio anche sperare che Boe finalmente abbia fatto un bilancio razionale delle sue scelte balorde.
La ricerca di giustizia è un'esigenza insopprimibile, ma occorre serenità per soddisfarla. Che Dio conceda pace a Lula e riposo eterno a Luisa!

Piero - Sassari - Ghilarza



Non dimenticheremo mai un delitto di una bambina figlia di tutti i sardi e di tutti i padri del mondo. Chiediamo che sia sempre ricordata in questa giornata per conservarne la memoria. Ai corpi da ballo sardo chiedo di dedicarne un ballo al giglio di Lula. Schieriamoci contro tutte le violenze femminili e oltre.

Demetrio Ruda - Thiesi



Di fronte a fatti del genere è molto facile farsi prendere da un senso doloroso e molte volte anche complice di impotenza però vista la mobilitazione che sta crescendo attorno a questo atroce crimine, dico grazie a Luisa che per un attimo mi fa sentire meno vile. Ciao

Vladimiro - Lecco



nn o parole per quello che anno fatto a quella povera ragazza,,nn ce onore a toccare una bambina,,quello che penso io per me e stato un gravissimo errore,,nn credo che ci sia gente cosi vile e toccare una bambina,spero che si accorga presto per quello che a fatto e si consegni alle forze dellordine

Giovanni - Nuoro



Personalmente non conosco i genitori della piccola Luisa, conosco solo i fatti di cronaca e ciò che amici mi hanno raccontato. Conosco bene l''ambiente sociale di Lula con tutti i suoi pro e contro... Matteo a me è pure simpatico ha fatto mille errori ma forse il contesto in cui è cresciuto non gli ha permesso di esprimersi diversamente. Non lo giustifico ma lo capisco ...
Avrei capito pure una ritorsione alla sua persona; mi sarei aspettato la sua morte anche nel modo più brutale...
Mai avrei creduto che in un ambiente sociale che pur non condividendo molte cose io ho sempre stimato, vivesse una persona cosi vigliacca da poter togliere la vita a una bambina. Mi chiedo come ci si possa sentire uomini dopo aver compiuto un gesto simile... Io scrivo questo e piango mentre invece qualcuno è riuscito a gurdarla e portargli via la vita...
A lei la piccola Luisa che voleva solo stare serena e portarsi il dolore per non avere un padre vicino.
Credo che un gesto del genere non possa e non debba essere mai perdonato...
Mi stupisce la comunità di Lula da cui mi sarei aspettato un comportamento non dico più civile ma più umano, capisco il non rispetto della legge scritta ma veramente ora provo disgusto a pensare ad una popolazione che forse per paura o quant'altro in qualche modo tutela l'essere ignobile vigliacco e miserabile che ha portato via la vita ad una creatura innocente...
Lulesi vergognatevi , non avete meritato la purtroppo breve presenza di Luisa fra di voi.
Oggi l'unico lulese che ho nel cuore è Matteo che abbraccio dal profondo del cuore cosi come vorrei porre un abbraccio a sua moglia Laura....
La giustizia non è uguale per tutti è palese, che almeno le autorità preposte abbiano il coraggio di ammetterlo...

Ignazio Murgia - Dolianova



Ho letto ora il commento di una ragazza lulese che firmandosi Simona dice: "tutto questo parlare a vanvera fa venire il volta stomaco"... Sono i fatti a parlare, a Lula è stata ammazzata una creatura innocente... Dopo sei anni ancora non si è saputo il nome del colpevole, non ne parlate. Omertà dite voi, vigliaccheria dico io... Con questo delitto vi siete presentati agli occhi del mondo...
Dai lulesi mi aspettavo altro. Mi sono sbagliato...

Ignazio Murgia - Dolianova



Bellissime parole! Condivido anche il pensiero di M.Paola

Piero - Sassari



Ma non pensate che forse la maggior parte di Lula non parla perche non sa chi ha ucciso Luisa, temo che purtroppo lo sappia solo chi l'ha uccisa, perciò non date colpe ad un paese che non ne ha o meglio che la parte onesta di Lula non ha.

Simona - Lula



Perche i miei giudici non vengono puniti? Vi consiglio cliccare www.ingiustiziaitaliana.com oppure "ferrante salvatore voghera" oppure "nebrodi e dintorni una storia a dir poco"

Ferrante Salvatore Voghera - Casei Gerola



Grazie a Laura Manfredi che mantiene vivo il ricordo di Luisa... adesso anche nel mio cuore...

Barbara - Cagliari



E' una vergogna che non sia fatta giustizia ancora oggi, è una vergogna essere sardi, è una vergogna che le autorita' non abbiano fatto luce sull'episodio. Vergogna

Giampaolo - Nuoro







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