Il Tamburino Sardo


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ultima battaglia

Rubrica Storie di letti

Chiamiamolo Jacopo
(Paolo Buzzanca)

L’ultima Battaglia, di Salvatore Bondi, scusate di Salvatore Cubeddu, edizioni CUEC, Euro 12, è il prodotto più perfetto della cultura partitocratica sarda. Leggerlo, o sorbirsi un TG, RAI o Mediaset, è la stessa cosa. La logica spietata dell’annientamento dei diversi lo attraversa dalla prima all’ultima parola, ancorché si degni di dedicare un capitoletto alla presenza degli indipendentisti. Insomma, è bene non disturbare i manovratori.

La campagna elettorale, ormai, è solo scontro fra i grandi, e chi non è grande, peste lo colga. Perché gli indipendentisti che vanno per i fatti loro, ad esempio, sono forze tolte a Soru, come se il voto potesse appartenere a qualcuno diverso dalla persona che lo esprime. Peggio ancora i socialisti; ma dei socialisti parleremo in seguito.

Dunque Salvatore Bondi-Cubeddu scomoda Ariosto. I mori, in effetti, c’entrano per dritto e per rovescio, ma poi dovremmo sottintendere che c’è un paladino del bene che combatte contro il campione del male, e che ci sono due eserciti che si fronteggiano in campo aperto sotto gli stendardi di Cristo gli uni, di Lucifero gli altri.

Tutti questi sottintesi non ci piacciono ed in ogni caso il nostro bondista ha toppato: avrebbe dovuto scomodare qualcun altro.

Capisco che quando si perde una guerra di questo tipo, non c’è armistizio, non c’è resa con l’onore delle armi. Chi sopravvive vaga alla ricerca delle cause della sconfitta, che son sempre degli altri. In questo caso gli altri sono i sardi. Durante la loro lunga storia (i Sardi) hanno infinite volte dimostrato che preferiscono il giogo dolce dello straniero alla guida severa di uno di loro. Motivo, per Cubeddu-Bondi, per sostenere che la sconfitta di Soru rappresenta la sconfitta dei Sardi: A coloro che piangono la recente sconfitta bisogna ricordare che i Sardi ne hanno subite tante.

Partendo da queste premesse, l’autore ritiene logico e conveniente che i sostenitori di Soru scrivano per riempire di vergogna l’in-coscienza degli altri Sardi.

Ed arriva a scomodare la storia, puntando persino su una delle cose peggiori di Emilio Lussu, il quale, scrivendo a Titino Melis, così parla dei suoi conterranei: "
...tu non sai, evidentemente, quanto i Sardi siano ingrati e cattivi". Questo signore, per molti, è stato il paladino dell’autonomismo.

Con simili padrini alle spalle, si può rincarare la dose: I sardi sono governativi. Anche quando non hanno o non vogliono padroni, molti di loro non riescono a non essere dei servi se c’è da prevalere su un loro conterraneo nella competizione di una qualche forma di potere.

Del resto, Cubeddu-Bondi non lesina giudizi morali: i migliori fra i Sardisti vanno con Soru; sia vergogna a quanti passano nel fronte avverso... E via di seguito.

Ma questo berlusco-soriano ha provato a chiedersi perché al paladino buono e giusto siano restati attaccati soltanto i brandelli più sinistrorsi del sardismo storico, quelli che non sarebbero stati nemmeno con Gavino Sale, perché tanto lui, se non è di destra, poco ci manca?

Smentiamo, tanto per cominciare, la voce che vuole che per la prima volta i sardisti siano andati a destra. Se non vogliamo parlare del sardofascismo, possiamo ricordare che una volta la Democrazia Cristiana rappresentava la destra e che, con quella DC, il Partito Sardo ha intrattenuto rapporti più che cordiali. E questo, anche se non così chiaramente, lo stesso autore deve ammetterlo.

Se poi una persona come Maninchedda, che pure con Soru è stato in buoni rapporti, è transitato con tutto il PSD'Az sull’altra sponda, sarà stato per il caratteraccio dell’ex presidente? O per motivi politici?

Fatto è che l’operazione Progetto Sardegna, se non fosse nel campo della politica, risulterebbe un’appropriazione indebita. E di essersi lasciati espropriare, qualche rimprovero ai sardisti è arrivato, e non soltanto da parte mia. Esproprio riuscito, a quei tempi, per i limiti e l’inoperosità della classe dirigente di questo prestigiosissimo partito.

L’esproprio, l’appropriazione indebita, l’usucapione dei terreni confinanti, in politica sono non soltanto leciti, ma anche eticamente condivisibili. Lo ha fatto il PCI con l’area socialdemocratica, Forza Italia con quella liberale. Hanno avuto ragione perché non hanno trovato contrasto, se non debole ed effimero.

Ma in politica, come nel privato, non si può pretendere il consenso dell’espropriato, né la sua rassegnazione. Oggi possiamo dire che i sardisti hanno dimostrato che rassegnazione e consenso non ci sono.

Possiamo anche dire che il sorismo, che altro non è se non la continuazione del succitato Progetto, è stato sconfitto perché il leader non ha capito che un grande partito (autonomista, indipendentista o federalista) in Sardegna o si fa con i Sardisti, quelli del partito dei quattro mori, o non si fa.

All’autore non è sufficiente tutto il bondismo di questo mondo per dimostrare che l’amato presidente è stato sconfitto perché è sceso in campo Berlusconi. Diciamo però che questa idea lo ammalia e gli piace proporcela, almeno fino al momento in cui non è costretto a fare i conti con la propria coscienza, ed allora ci rivela che il suo eroe avrebbe perso comunque.

Ma guarda un po’!

Il suo amato expresidente i sardisti li ha snobbati, e fa un buon tre per cento. Con Gavino Sale, che mi pare uomo particolarmente saggio, non è riuscito a concludere un accordo. E fa un altro tre per cento. Con i socialisti non se ne parla nemmeno, perché sono arroganti e corrotti. Poi lui ha stabilito che la rivoluzione si fa escludendo dalla regione i consiglieri che hanno due legislature. Che potrebbe essere anche una cosa relativamente saggia, ma se condivisa. Nessuno può andare a casa d’altri e dettare le regole. Tutti compresi, fa più o meno l’otto per cento.

Ma sui socialisti voglio sprecare una parola in più, perché una delle persone più attente ai diritti della persona, ai problemi dell’emarginazione, alle sofferenze che ai Sardi in difficoltà derivano dalle disfunzioni dello Stato, porta il nome di Maria Grazia Calligaris, socialista della Rosa nel pugno, socialista come un tempo ce n’erano, laica convinta, dotata di profonda umanità. Da sola valeva un accordo con i socialisti, perché un accorpamento democratico non può fare a meno di persone come lei. E invece cosa mi si tira in ballo? L’arroganza di Balia! Certo, sarà stato l’unico arrogante nel panorama politico della sinistra sarda!

La Calligaris non cantava Procurade 'e moderare, ma con il suo impegno cercava di moderare lo strapotere delle istituzioni totali e di portare sollievo a chi, spesso, ha chiesto aiuto senza avere risposta. Una specie di Don Cannavera al femminile, una che persegue gli stessi obiettivi di questo prete tanto combattivo, ma laicamente, attraverso la politica.

Ed i rapporti con i sindacati? Esclusa la CGIL, perché quelli son santi, gli altri son vuoto a perdere? O i rapporti con le associazioni produttive? Vogliamo parlarne? Tutta merda da lasciare al nemico!

In questa campagna elettorale è successo soltanto quel che doveva succedere: una destra organizzata e credibile ha sconfitto una sinistra presuntuosa, piena di sé, autoreferenziale, ma incapace di mostrare i muscoli quando è necessario, barricandosi sui posti di lavoro con gli operai, sposando la causa dei precari, mandando al diavolo tutte le corporazioni incancrenite che la sostengono.

Soru, come tutti noi, sapeva di andare incontro ad una sonora sconfitta. L’arrivo di Berlusconi ha soltanto ampliato di significati la disfatta della sinistra ed ha richiamato alle armi molti soldati, su entrambi i fronti, evitando l’assenteismo di massa verificatosi in Abruzzo e poi ripresentatosi puntualmente alle europee.

Berlusconi, comunque, ha fatto di tutto per stravincere, anche cose che avrebbero potuto spingermi a votare il candidato della sinistra. Vedi la sperequazione in TV.

Ma Soru ha fatto di tutto per perdere. Perciò il titolo L’ultima battaglia non vale. CubedduBondi avrebbe dovuto far riferimento ai Dolori del giovane Werther, o alle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Perchè il candidato della sinistra niente ha cercato se non la bella morte: e su questo percorso Berlusconi lo ha aiutato molto, dando lustro ad un gesto che altrimenti avrebbe avuto una risonanza estremamente limitata.

Questo su Soru, ma a Salvatore Cubeddu voglio dire una cosa: Bondi è molto più bravo ed anche estremamente sintetico. Leggiamo:

A Rosa Bossi in Berlusconi

Mani dello spirito
Anima trasfusa
Abbraccio d’amore
Madre di Dio

In ogni caso sa essere estremo. Per batterli, occorre cercare altre strade.


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Caro Paolo, io credo che non si possa paragonare il sardismo di Soru al sardismo del Partito Sardo d'Azione, il quale si è avvicinato a posizioni un po' radicali soltanto con Mario Melis. Peraltro ritengo, se si dovesse usare una scala, che il grado di sardità di Soru sia superiore anche a quello di Melis. Soru ha realmente cercato di rivalutare la dignità del popolo Sardo, facendo valere i diritti della Sardegna di fronte allo Stato italiano. Forse ha esagerato nell'atteggiamento "punitivo" nei confronti "de sos istranzos" possidenti. E' stato il primo a considerare prioritari i problemi ambientali, dopo decenni di sviluppo selvaggio basato sulla speculazione edilizia e su un modello industriale da paese sottosviluppato, che tanti guasti e squilibri ha provocato in una società caratterizzata da una cultura così particolare.
Non si può certo condannare Soru per essersi contrapposto ad un sistema di potere, anche e soprattutto all'interno della sua coalizione, così "romano". L'unica accusa gliela si può fare per una concezione un po' troppo elitaria della politica, per un progetto di sviluppo della Sardegna forse troppo "raffinato", troppo colto per essere accettato dai Sardi. Per la maggior parte della gente sono certamente molto più "piacevoli", più facili, le battute da cabaret di Berlusconi.

Pier Giulio Cantara


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