Il Tamburino Sardo


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salvatore marino

Rubrica bassa cucina

Quando ammazzarono Salvatore Marino
(Paolo Buzzanca)

Un giorno, a Palermo, mi telefonò un amico: hanno ucciso il figlio del mio pescivendolo, e poi lo hanno buttato a mare per simulare una disgrazia od un suicidio.
Chi lo ha ucciso?
Lo hanno ucciso in questura.
Scusa, era stato arrestato?
No, no, ci era andato lui con il suo avvocato, che lo ha lasciato lì.
Difficile da credere, anzi non ci credo.
Bene, se non ci credi, andiamo a casa sua, il cadavere è lì, sul letto.

Il morto era Salvatore Marino, un giovanottino palermitano sopettato di un gravissimo delitto di mafia. La prima cosa che pensi è che la mafia voglia usarti come un giocattolo, e non ci credi proprio a questa versione.

Ma quando vedi il corpo martoriato, con evidenti segni di maltrattamenti e di torture, ti rendi conto che qualche cosa devi pur fare e che la tua incredulità non può essere giustificazione per l'indifferenza. Perché, comunque, qualcuno quel corpo lo aveva torturato e massacrato.

Chiesi: se Radio Radicale è disponibile, vi sentite di fare una dichiarazione?
Il telefono era sul comodino, accanto alla faccia martoriata di Salvatore Marino. La faccio, io, mi disse la madre.

All'altro capo del telefono credo ci fosse Massimo Bordin, non ricordo bene. Qui, dissi, sostengono che questo ragazzo è stato ammazzato in questura. Vorrebbero fare una dichiarazione.

La madre, poi, non era in grado di parlare e prese la cornetta un parente, che descrisse i fatti e lo stato del corpo di Salvatore.

Alle tre di notte mi telefona Marco Pannella: sto arrivando, la descrizione del corpo di Salvatore Marino mi ricorda le torture naziste.

Ma non finisce qui. Il giorno dopo misi la mia casa a disposizione di Adelaide Aglietta, per trovare un perito di parte per la famiglia Marino. A quante porte non abbiamo bussato? Quanti medici di quante città non abbiamo contattato? Di fronte alle parole indagato per... ci sbattevano in faccia tutte le porte possibili. I diritti della persona non esistevano più.

E quelli che andammo ai funerali, poveri funerali di povera gente, fummo additati come il Gotha della mafia.

Per fortuna, oggi qualcosa è cambiato. Ci ritroviamo in tanti a pensare che un cittadino, chiunque sia, non può essere preso in affidamento dallo Stato e poi essere riconsegnato morto nelle condizioni in cui Cucchi è stato riconsegnato Siamo tanti a voler sapere se è stato commesso un omicidio, da chi, ed in quale contesto. E siamo in tanti a capire che i mezzi di informazione non possono esimersi dal rivelare la verità, ammantando il loro eventuale silenzio con la difesa del buon nome delle forze dell'ordine, le quali, grazie a Dio, hanno ben altri motivi per meritare la nostra stima.

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