Il Tamburino Sardo


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qualunquisti presentazione

Rubrica Storie di letti

Le origini della Destra in Sardegna:
il Partito dell’Uomo Qualunque (1945-1956)

(Donatella D'Addante) per gentile concessione di Excalibur

Questo il titolo del convegno che si è svolto il 5 giugno scorso, a Cagliari, nella Sala Convegni del C.I.S., in occasione della presentazione del libro di Giuseppe Serra dall’omonimo titolo.

Angelo Abis, che ha moderato l’incontro, ha puntualizzato come il testo di Serra sia un progetto per far luce sulle tante pagine oscure della storia della Sardegna in quel periodo storico.

E’ intervenuto, oltre all’autore, il prof. Giuseppe Parlato, docente di Storia Contemporanea all’Università Pio V di Roma, che ha messo in evidenza come il tema del qualunquismo fosse preponderante nella valutazione della possibile nascita di una destra in Italia; qualunquismo, precisa Parlato, come una sorta di malattia infantile.

Dal giornale L’Uomo Qualunque, nato alla fine del 1944, poi nacque il Fronte omonimo che, nonostante la negazione stessa del concetto di ’nazione’, portò a Guglielmo Giannini i consensi dei nazionalisti, oltre che dei monarchici e dei fascisti. Il suo stile immediato e, in certi casi, anche un po’ volgare, riusciva a toccare l’immaginario collettivo e a coinvolgere. Qualunquismo, quindi, come forma esasperata di richiesta di cittadinanza politica da parte principalmente del ceto medio.

Sui motivi che impedirono al Qualunquismo di affermarsi, Parlato è stato chiaro. Infatti, oltre alle incertezze ideologiche di Giannini, ha evidenziato la situazione internazionale dell’epoca: inizio della Guerra Fredda con la relativa politica dei blocchi contrapposti che portarono gli U.S.A. a vedere nella Democrazia Cristiana, supportata dal Vaticano, il partito garante dell’anticomunismo, in grado di garantire stabilità politica, con De Gasperi in testa.

Tesi corroborata anche dai risultati elettorali; crollo dell’Uomo Qualunque da una parte, ascesa della D.C. dall’altra, con il Movimento Sociale che ha usufruito soltanto marginalmente della discesa del partito di Giannini. La Destra ancora non vide la luce e fu la D.C. ad avere il ruolo di catalizzatore per la ‘maggioranza silenziosa’, fino alla caduta del muro di Berlino. Il prof Parlato si è anche soffermato sul Populismo, quale importante fenomeno nei Paesi europei che appare quando si indeboliscono le strutture ed emerge una domanda di rappresentatività da parte del popolo.
Populismo e Qualunquismo, quindi, quali fenomeni tra loro legati. Nonostante l’accezione negativa del termine qualunquismo, Giannini è un populista per l’idea di riscatto della folla, per voler creare un mondo diverso’. Egli, da uomo acuto, intercetta malessere che serpeggia nel tessuto sociale e riesce a parlare al popolo e a richiamarlo sotto il suo ‘partito ombrello’, a riparare coloro i quali non avevano rappresentanza politica.

Temi questi che Giuseppe Serra nel suo libro sviluppa e approfondisce quando tratta del fenomeno qualunquista in Sardegna, seconda regione in Italia, dopo la Puglia, per estensione del fenomeno. Fenomeno che non deve essere visto come una meteora ma quale progetto di creazione di una nascente classe dirigente con dei nomi illustri quali Niso Ciusa, Giuseppe Abozzi, Francesco Sanna Randaccio, Walter Angioi, Antonio Spanedda, solo per citarne alcuni. Serra nel suo lavoro ha messo in evidenza la diversità delle province di Cagliari e Sassari, punto di riferimento politico nel territorio sardo.

Si è dovuto attendere trent’anni perché il qualunquismo venisse storicizzato. Giannini è stato il primo ad utilizzare una chiara comunicazione politica, prendendo la distanza dai partiti tradizionali e focalizzando la protesta contro gli
upp (Uomini Politici Professionali) da eliminare come una malattia che intacca il corpo sociale, parassiti che vivono alle spalle della gente che lavora. Da qui il logo del movimento: un ometto dall’aria sconvolta, schiacciato da un torchio che, manovrato dalle mani dei potenti, spreme di tasca i pochi spiccioli.

Continuando il suo intervento Serra si sofferma su come la filosofia sociale del qualunquismo elogi il progresso, l’idea illuministica quale forza propulsiva che rende gli uomini consapevoli, capaci di organizzarsi da soli. Importante anche la ‘teoria del ragioniere’: al governo è necessario soltanto un buon ragioniere, non rieleggibile, e che sia controllato dai vari rappresentanti delle categorie sociali tirati a sorte.

Ma ciò è soltanto la teoria del qualunquismo puro; ben altro è il passaggio alla prassi. Un prassi che non evitò di attirare l’attenzione dei delusi, tanto da avere tra le schiere del movimento di Giannini elementi tra loro molto eterogenei come monarchici, neofascisti a fianco della piccola e media borghesia, vista anche la possibilità di avere la doppia tessera. L’esperienza del Qualunquismo, conclude Serra, lasciò un segno molto profondo in Sardegna e contribuì radicalmente all’evoluzione successiva.

Al termine del convegno vi è stata l’interessante testimonianza di Efisio Lippi-Serra, che ha vissuto l’esperienza politica in Sardegna in quel periodo storico. Parlando del Qualunquismo egli si è soffermato sul significato della parola ‘libertà’, perché è stato proprio il movimento di Giannini ad avergli insegnato ad essere libero e ‘a dare il coraggio di essere se stessi fino a dire basta’.


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