Il Tamburino Sardo


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Il PRG di Alghero

Rubrica Biblioteca

(testo curato da Pietro Giuseppe Serra)


ALGHERO
PIANO REGOLATORE GENERALE

RELAZIONE ILLUSTRATIVA


ARCH. A. SIMON 1959


PIANO REGOLATORE GENERALE

SOMMARIO:
Capitolo 1°: "Premessa al Piano”
Posizione geografica della città e del suo territorio. - Urbanesimo e conseguenze nel dopoguerra 15/18 - Prima Pianificazione - Espansione Sud-Est - Costa Nord. - La Pedrera Conclusione.

Capitolo 2°: "Criteri di impostazione del Piano Generale - Indagine Urbanistica”
Criteri di impostazione - Indagine Urbanistica: Popolazione attività economiche e suscettibilità di sviluppo, condizioni di abitabilità, stato di abitabilità delle abitazioni, attrezzature collettive esistenti, servizi pubblici.

Capitolo 3°: "Illustrazione Generale del Piano”
Viabilità - Linea Ferroviaria - Azzonamento - Previsioni sommarie dei costi - Fasi di attuazione del Piano Generale

Capitolo 4: "Norme Urbanistico-edilizie”

TAVOLE
1°) Territorio Comunale Scala 1: 50.000
2°) “ “ Zone Turistiche Sc. 1:10.000
3°) Centro Urbano Rilevamento al 1948 Sc. 1: 2.000
4°) " " Piano Viario Sc. 1:2000
5°) n " Azzonamento Sc. 1:2000
6°) Centro Storico, Città Vecchia Sc. 1:1000
7°) Centro Storico, Rilevamento fabbricati Sc. 1:1000
8°) “ “ Sistemazione (Ricostruzione) Sc. 1: 1000
9°) “ “ Piano Particolare , Piazza del Ginnasio Sc. 1: 200
10°) “ “ “ “ , Misericordia Sc. 1::200
11°) “ “ “ “ , Via C. Alberto Sc. 1::200


CAPITOLO 1°
PREMESSA AL PIANO

POSIZIONE GEOGRAFICA DELLA CITTA’ E DEL SUO TERRITORIO.

II territorio comunale di Alghero che si estende fra la Nurra di Sassari, regione Zirra, Porto Ferro, Baraz, Bonassai, il territorio di Olmedo a nord est, di Putifigari a est e di Villanova a sud e sud. est, ha una superficie di 222,39 kmq. e una popolazione di 26.474 abitanti (rilevamento in data 30 agosto 1959) con una densità di 118 abitanti, per kmq. Il territorio nelle regioni settentrionali e in prossimità della regione del Calich è pressoché pianeggiante, in­terrotto dai gruppi montuosi del Doglia, del Romanì, del Timidone e di Cristall-Capo Caccia, mentre è collinoso a nord est (Montiu del Gard, Mamuntanas), e accidentato e collinoso a sud e sud est con qualche depressione valliva tra Sant Julià e Montanyés e tra la Escala Picada e Vallverd. Larga parte del territorio, in ispecie le pianure settentrionali oggi sottoposte a bonifica integrale, l'arco collinoso nord est, est e sud est e alcune delle valli che si addentrano verso Putifigari e Villanova o nella piana di Olmedo, è coltivato o suscettibile di culture. Nelle zone collinose del sud est e nei gruppi del Doglia e Timidone predominano invece i pascoli e, specie lungo la costa nord occidentale, la tipica macchia mediterranea costituita dal cisto, dal lentischio, dalla palma nana e dal mirto. La natura della maggior parte delle colline del territorio è calcarea, o calcareo dolomitica. Nella zona sud est al calcare si sostituisce gradatamente la trachite e altre rocce di natura vulcanica. Le pianure, le depressioni vallive, gli istmi e le valli tipicamente di origine alluvionale poggiano su un tavolato calcareo e hanno terreni di natura sabbioso-argillosa, con prevalenza di ocre. Nella Nurra e nell’area di Porto Conte è evidente il carattere carsico. Si notano inoltre nelle zone nord occidentali e lungo la costa meridionale e nello stesso nucleo abitato estese formazioni di arenarie recenti e di puddinghe. La regione del Calich, ove confluiscono i corsi d’acqua più importanti del territorio (Riu Filibertu, Riu Sassu e Riu Serra che confluendo a nord est dello stagno formano il Riu Barca) è acquitrinosa.
A sud est del Calich si scarica il Riu Fangal, a sud dell’abitato si scaricano in mare il Riu Calabona e il Riu Hom e Mort. La maggior parte dei corsi d'acqua suddetti hanno carattere torrentizio con portate dell'ordine di pochi litri al secondo durante la stagione secca (luglio - novembre). I fiumi settentrionali mantengono una discreta portata anche nella stagione estiva in quanto sono alimentati da numerose piccole sorgenti. Tutto il territorio nord occidentale e nord orientale è solcato da falde a media profondità ed è costellato di piccole sorgenti fra cui meritano menzione quelle della Figuera (regione del Calich). In tutto il territorio comunale sono stati scavati pozzi e sono state costruite opere di presa di una certa importanza, quali l’acquedotto di Fertilia e quelli sussidiari di Alghero alla Pedrera e al valico di Montanyés.
Le regioni in cui si suddivide convenzionalmente il territorio sono le seguenti:
A nord la Nurra (tra Porto Ferro, Bonassai e la regione del Calich) che comprende il massiccio di Monte Doglia. A nord-ovest la regione di Porto Conte – Timidone – Llatzeret, lungo l’arco della spiaggia fra l’abitato e Fertilia le regioni dette di Cugutu, del Calich, del Fangal. A nord est la regione di Mamuntanas. A est dell’abitato le colline di Montanyés, Carrabuffas, Qindoges e Vallverd, a sud est e a sud Calabona, Sant’Anna, Pòllina e Escala Picada.
Le colline orientali e meridionali e parte della regione del Calich sono coltivate con oliveti di vecchio e recente impianto. Si calcola che oggi il territorio tocca la punta di circa quattrocentomila piante. Numerose sono anche le vigne diffuse nelle stesse colline e nelle regioni di Llatzeret, dei Piani, di Porto Conte. Culture ortive ed ortofrutticole si estendono in prossimità dell’abitato verso la regione di Calich e nella zona di Calabona, a Montanyés e Carrabuffas. Nelle zone sud est sono predominanti i pascoli alternati con coltivazioni estensive di frumento. Nei territori di bonifica della Nurra le culture di cereali si alternano con le foraggere, con le vigne, con nuovi impianti di culture arboree. Anche l’allevamento del bestiame ovino e bovino è diffuso in tutto il territorio. Il bestiame grosso è in notevole aumento nelle regioni di bonifica, ai Piani, a Mamuntanas, a Surigheddu e in altre zone migliorate dai privati.
Fra le culture ortive che potrebbero assumere importanza industriale, infine, bisogna rammentare quella dei pomodori, le carciofaie e gli orti di primizie per esportazione.
Sino a pochi anni addietro aveva importanza industriale la coltivazione della palma nana (chamerops humiliso) necessaria per la fabbricazione del crine vegetale, del cordame e di lavorazioni artigiane minori. Oggi con l’estendersi dei territori bonificati i terreni lasciati a palma nana si sono notevolmente ridotti. Sono state, in compenso, tentate coltivazioni industriali, come quella del cotone, che non hanno dato però – al momento – risultati economicamente apprezzabili.
La costa è notevolmente accidentata, ricca di insenature, approdi naturali e spiagge. L'abitato è servito da un piccolo porto insufficientemente protetto, con scarso movimento commerciale (intorno alle ventimila tonnellate annue) e fiorente industria peschereccia a carattere ancora artigiano. Sono da menzionare, in proposito, la pesca dei crostacei, del pesce azzurro e quella del corallo che assumono importanza economica notevole.
La pesca costiera è ormai ridotta a pochissime imbarcazioni (pesca di molluschi) e quella dello stagno non ha alcuna importanza economica.
L'aggregato di Fertilia-Calich, di recente impianto, è stato dotato di recente di un piccolo porto di IV classe, che avrà funzione prevalentemente peschereccia.
Nel territorio settentrionale, Nurra di Alghero, un aeroporto militare con notevole movimento commerciale completa le installazioni relative ai trasporti del territorio che è servito da una ferrovia a scartamento ridotto che lo colle­ga con Sassari e da strade di grande comunicazione verso nord est (Ittiri – Sassari), nord ovest (Fertilia – Sassari), verso sud (Villanova – Bosa).
L’antico nucleo urbano racchiuso tra il porto i bastioni e le muraglie, pur avendo i caratteri originari di una piazzaforte marittima, e ciò sino alla seconda metà del secolo scorso, in dipendenza della sua posizione sulla costa nordoccidentale dell'isola, ha conservato sino alla seconda guerra mondiale i caratteri di un centro isolato, il cui "hinterland" costituito da una breve fascia di zone coltivate in parte ad oliveto e in parte ad orto o vigneto si esauriva nel raggio di appena tre chilometri, per cui i prodotti dell'agricoltura trovavano il naturale mercato nel centro stesso. Infatti oltre metà della popolazione viveva dall'esercizio della pesca il cui prodotto - se per la più parte era consumato in loco - aveva tuttavia, quale preziosa merce di scambio, una naturale tendenza all’esportazione verso i villaggi del Logudoro occidentale su cui Alghero esercitava da secoli un indiscutibile influsso economico e culturale (Villanova Monteleone, Ittiri, Putifigari, Olmedo, Padria, Monteleone, Pozzomaggiore, Mara).
Essendosi verificato però il naturale fenomeno dell’espansione delle aree coltivate ad orto ed a uliveti, forse a causa del nuovo fenomeno di immigrazione di contadini dalle
regioni del Logudoro e Planargia, il prodotto agricolo ebbe a superare, verso la fine del secolo scorso, i bisogni del consumo locale per cui vennero a crearsi nuove vie di esportazione: quella verso i comuni viciniori e per centri ancora più lontani, fra i quali Macomer e Sassari e quella marittima Per cui le primizie del territorio algherese si cominciarono a vendere vantaggiosamente sui mercati della Francia meridionale e della Liguria. Anche il pescato (crostacei) trovò presto la sua naturale via di esportazione sul mare.
Agli albori del novecento Alghero venne a trovarsi, sulla via dell'ascesa, ma ancora - forse, di più che nel passato - isolata rispetto alla Sardegna, con la tradizionale zona di influenza economica nei centri logudoresi più vicini e una fiorente, per quanto nascente, esportazione verso territori oltremare.
Non si svilupparono (consideriamone oggi le ragioni e le conseguenze) però vie di comunicazione importanti verso i principali centri dell’isola, non si incrementarono del pari i commerci, gli scambi culturali e tutti quei rapporti di interdipendenza che costituiscono la base del progresso di una zona o di una regione.
La costruzione della strada Alghero – Scala Cavalli – Sassari e Ittiri, e la ferrovia Alghero – Olmedo Sassari non portarono i frutti sperati, pertanto Alghero mantenne per al­tri decenni il suo splendido isolamento che, se da un punto di vista romantico si può accettare e da un punto di vista sto­rico giustificare, doveva portare a un graduale impoverimento a una carenza di sviluppo di iniziative, alla paralisi dei commerci, mentre d'altro canto altri centri dell'isola potevano, per i buoni collegamenti realizzati con le ferrovie dapprima e con le strade in seguito, con il miglioramento delle opere portuali, sostituirsi ad Alghero nella esportazione di primizie e di prodotti dell'agricoltura in genere e nascere a nuova vita.
La grande "novità" dell'ultimo quarto di secolo è costituita dalla grande opera di trasformazione fondiaria ed agraria della Nurra di Alghero.
Il tavolato della Nurra, la cui estensione complessiva è di oltre cinquantamila ettari (comuni di Alghero, Sassari e Porto Torres), dei quali circa un terzo gravanti verso lo sbocco algherese, costituiva - sino a poco meno di un ventennio - un peso per la città essendo il territorio un tempo boschivo, poverissimo e incolto, quasi interamente, ricoperto di macchioni di cisto, lentischio, palma nana, con tratti di vera e propria roccia affiorante, brevi pascoli e rarissimi appezzamenti coltivati a grano. La Nurra algherese era abitata da pochi pastori in genere originari di villaggi dell’entroterra e i suoi prodotti (latte, formaggio, lana, pelli) si vendevano in parte nei villaggi del Logudoro e nella vicina Sassari e in parte nella stessa Alghero. La produzione di grano dei pochi predi coltivati a cereali con largo ciclo di rotazione era in percentuale una delle più basse dell’isola.
Tuttavia una pianta molto rustica, caratteristica della brughiera, assurse presto a fattore economico determinante per una larga parte della popolazione di Alghero: la palma nana le cui foglie lavorate, come già detto, servivano egregiamente per la fabbricazione del crine vegetale, prodotto di "prima lavorazione" di largo consumo e di facile esportazione. Nacquero quindi in Alghero le prime industrie, a carattere artigianale e famigliare, per la lavorazione della palma cui si aggiunse, necessariamente, il complicato sistema della raccol­ta, dei trasporti e dei contratti speciali per i terreni a palmeto. Ciò portava gradualmente a una creazione di strade vicinali verso tutti i terreni ove la palma cresceva spontanea e abbondante.
Le vie di comunicazione moderne nel territorio di Alghero, come già detto, nacquero alla fine del secolo scorso e si concretarono nella strada Provinciale Alghero – Scala Cavalli – Sassari e Ittiri (divenuta in seguito strada statale nel primo decennio successivo al dopoguerra) e in quella per Villanova – Padria. La Scala Cavalli - Alghero fu in seguito portata lungo la regione di Calich sino a Porto Conte. Queste vie di comunicazione si inserivano nella maggior rete viaria isolana di re­cente impianto.
Ma Alghero non divenne mai un porto commerciale, nonostante il vivo desiderio della sua popolazione, nonostante le possibilità concrete offerte dal suo retroterra, perché le difficoltà di attracco al naviglio di medio tonnellaggio non furono in alcun tempo eliminate e l'instabilità sui mercati di oltremare, dovuta spesso ad inconvenienti politici internazio­nali (Triplice Alleanza ad es.), non offriva incentivo e garanzie sufficienti a coloro i quali avrebbero potuto estendere le coltivazioni in un ampio territorio confinante con la piccola fascia esistente. Perciò Alghero venne ad essere isolata, nonostante l'apertura delle nuove strade e tagliata fuori dai traffici che dal Logudoro prendevano la via di Porto Torres, lo scalo com­merciale della Nurra e del Sassarese.
Restò quindi, sino a pochi anni addietro, un piccolo centro agricolo a base di pescatori.
Nell'ultimo trentennio Alghero perdeva gradatamente la sua importanza come centro di pesca mentre si incrementava notevolmente la produzione agricola. Oggi, con lo sviluppo dei piani di bonifica. Alghero assurge a centro fra i più. importan­ti della Sardegna settentrionale per la produzione di olio, vino, ortaggi, latte e latticini e si avvia gradatamente a una forte produzione di carni.

URBANESIMO E CONSEGUENZE NEL DOPO GUERRA 15-18.


Dopo la guerra mondiale si nota, nella vita di Alghero, un risveglio concretatosi in un rapido accrescersi della popolazione anche per la notevole immigrazione dai comuni viciniori.
L'espansione del nucleo abitato si verificò nella zona compresa fra le due direttrici di traffico nord-est (Scala Cavalli - Sassari - Ittiri) e sud-est (Villanova). Terreni pressoché pianeggianti, in parte ad orti in parte ad oliveti, con le strade principali già sviluppate. Nel contempo il centro urbano degli affari, la vecchia Piazza Civica, situata in prossimità del porto, venne a spostarsi sino al vertice del ventaglio formato dalle due strade principali suddette e dalla strada detta di Vessus (attuale via Sant’Agostino), e precisamente nello spiazzo del Portal Real detto di Porta Terra, ove sorsero i primi edifici pubblici quali i mercati e le scuole.

PRIMA PIANIFICAZIONE


Vi era stato, alla fine del XIX Secolo, un tentativo di pianificazione delle zone di ampliamento, nel settore nord-est dell'abitato, cioè compreso tra la direttrice di traffico per Scala Cavalli e la stazione ferroviaria, edificata lungo la banchina orientale del porto. Ma, a causa della presenza del bagno penale, di uno stabilimento industriale detto dell'Asfodelo, di un altro complesso che doveva in seguito diventare il grosso stabilimento conserviero della SALCA (SAICA? ndr), a causa della creazione di un ampio parco pubblico e il mantenimento di numerosi orti-giardini ad alto reddito, detto piano di espansione non ebbe sviluppo.
In seguito, negli anni intorno al 1930 (amministra­zione Enrico), fu redatto un piano generale della viabilità delle zone in espansione, comprendendovi quella settentrionale e quelle sud-orientali (fra statale, provinciale e Vessus), con il quale fu data una regolamentazione di massima all'edificazione e fu sanzionata la tendenza inarrestabile degli algheresi e degli immigrati all'espansione dell'abitato lungo le direttrici suddette.

ESPANSIONE SUD-EST


Naturalmente questa soluzione pianificatoria fu rapidamente superata non tanto per la sua maggiore o minore organicità urbanistica, quanto perché i lotti furono coperti in un tempo relativamente breve e la presenza del cimitero in regione Argilera, lungo la strada provinciale per Villanova, impedì lo sviluppo dell’abitato lungo quella direttrice, per cui i settori di espansione furono determinati dalle richieste di nuove aree edificatorie verso est e verso sud. La zona sud (dalla Fontaneta a Las Tronas) ebbe un carattere residenziale fin dal suo primo impianto, in ciò favorita dal sorgere dell’industria balneare, mentre quella ad est mostrò presto, nell'apparente ordinata scacchiera alla piemontese, il suo carattere disordi­nato a semirurale.
A questi fattori sì aggiunse, a partire dal 1920, quello dello sfruttamento industriale della spiaggia di Cugutu, sulla costa settentrionale, a circa due Km. dall’abitato, collegata in seguito alla città dalla strada di Porto Conte e da un tronco comunale costiero tra il passaggio a livello di San Giovanni e la colonia penale agricola di Cugutu.

Costa Nord

La spiaggia di Cugutu e la zona retrostante sarebbero state ideali per lo sviluppo di nuovi organici quartieri residenziali, ma due ostacoli si posero – e si oppongono sino ad oggi – a questo sviluppo che dovrei definire naturale e precisamente la ormai antiquata linea ferroviaria ubicata lungo la costa per un tratto della lunghezza di oltre ottocento metri e la bonifica di Cugutu (ex colonia agricola) di proprietà demaniale, che si estende per circa due chilometri e mezzo tra la spiaggia Dels Lliris (Gigli) e lo stagno del Calich, con una superficie di circa novanta ettari pianeggianti.


La Pedrera

La porzione di territorio a nord della città, ubicata a est della statale di Porto Conte e delimitata a sud – est dalla strada ferrata, a nord da terreni agrari del comprensorio del Fangal e dalla strada per Mamuntanas, a est da un costone roccioso in parte di proprietà demaniale, viene chiamata Pedrera ed è a tutt’oggi di proprietà comunale. Era destinata siano a qualche anno addietro a cava di pietra arenaria (massacà) con usi civici. Pur non prestandosi, data l’estensione limitata a poco più di dieci ettari, all’impiego di un quartiere residenziale, l’amministrazione comunale è stata costretta ad edificarvi un quartiere di case operaie nel settore sud, vincolando gli appezzamenti residui per opere pubbliche.


Conclusione

In base a quanto sopra esposto, prima di addentrarci nella illustrazione dei criteri che hanno determinato una particolare estensione del Piano Generale, sulla scorta di dati statistici rilevati direttamente dal sottoscritto, è doveroso rammentare l’opera svolta dal progettista del piano di Ricostruzione del Centro Urbano danneggiato da eventi bellici, piano che riguarda in particolare il centro storico e che il sottoscritto, nel proporre soluzioni particolari e vincoli per il risanamento della città vecchia, ha rispettato integralmente, disattendendo soltanto qualche soluzione di dettaglio, per i motivi che in appresso verranno esposti.






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