Il Tamburino Sardo


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comitato san giuseppe

Rubrica Dispensa

Perché un nuovo Comitato di quartiere
(Piero Atzori)

Quel che fa decidere un nutrito gruppo di cittadini dimoranti e/o operanti intorno all’area Meridda di costituire il Comitato di quartiere San Giuseppe è l’esigenza di conservare ad uso pubblico lo spazio residuo dell’ex orto botanico per adibirlo a giardino pubblico e parcheggio, scongiurando la costruzione di nuovi palazzi che significano aumento del traffico e dell’inquinamento. I cittadini ritengono che sia necessario tutelare il diritto sacrosanto a vivere in un ambiente a misura d’uomo e per questo si preparano a contrastare efficacemente gli interessi particolari di costruttori, politicanti e quant’altri.

In questi ultimi mesi, sulla stampa locale, su TV private, in pubblici convegni, come quello dal titolo: I cittadini difendono il verde di quartiere, tenutosi all’Hotel Grazia Deledda il 3 aprile scorso, si è molto dibattuto sul problema della destinazione dell’area Meridda, ma una parola chiara ancora non si è sentita. In sostanza, da quel che è dato sapere, gli amministratori sembrano confermare la scelta della cementificazione. Chiamano questa operazione “riempimento dei vuoti urbani”, ribaltando la destinazione di zona S2, cioè uso pubblico, del residuo orto botanico e prevedendo invece, nel PUC odierno, l’edificazione di 6 mc per ogni mq di superficie, ossia il doppio della norma, come afferma l’Arch. Alessandra Casu, ricercatrice e docente di Architettura di Alghero (La Nuova Sardegna, 4/4/09). Questo in cambio di ipotetiche aree periferiche per servizi e verde. Un tipo di scambio, questo, assolutamente svantaggioso, che è stato menato a vanto dall’ex Assessore all’Urbanistica del Comune di Sassari, Valerio Meloni, da Dolores Lai, Coordinatrice del PD nel Consiglio comunale e dal neo consigliere regionale Luigi Lotto, ex Assessore ai Lavori Pubblici. Scambio oltrechè svantaggioso aggiungerei anche irrazionale se si tiene presente che la popolazione è in decrescita e che sarebbe prioritario risanare e rivitalizzare il centro storico e altri quartieri. Cosa poi significhi “acquisire aree al pubblico senza l’oneroso istituto dell’esproprio” (On. Luigi Lotto, La Nuova Sardegna, 7/6/09), occorrerebbe spiegarlo meglio ai cittadini. Noi si è capito che vuol dire cementificare aree centrali di pregio in cambio di un improbabile verde periferico.

Faremo constatare ai nostri amministratori il fatto che le critiche costruttive al PUC non sono di ordine ideologico, o di parte, ma vengono mosse da noi cittadini che viviamo un quartiere trafficato e, dunque, inquinato, e che siamo ben coscienti che più verde e meno cemento significa più salute fisica, più benessere psicologico e mentale, più socialità, più ricreatività; sappiamo benissimo che il nostro avversario non si annida solo nell’attuale maggioranza, ma è trasversale e ben distribuito in Consiglio comunale; si conoscono nomi e intrecci che legano interessi particolari e clientele, ai vari gruppi consiliari.

Noi cittadini siamo pronti a far valere i nostri elementari diritti in qualunque sede; intendiamo abitare un quartiere a misura di persona umana e pretendiamo maggior riguardo per i bambini, i molti anziani, i disabili che abitano in zona.

I cittadini del nostro quartiere hanno rivolto istanze scritte al Sindaco già in data 30 aprile 2008, e successivamente in ben 800 si è fatta regolare opposizione. Queste istanze sono state insabbiate e ignorate. Nel mentre, la Circoscrizione che avrebbe dovuto rappresentarci, consultata, aveva già dato via libera ad un PUC oltremodo penalizzante per il quartiere.

Per questi motivi noi cittadini intendiamo organizzarci e intendiamo agire direttamente e responsabilmente, nel Comitato che andiamo a costituire, a tutela e nell’interesse del quartiere, che è perfettamente coerente con l’interesse generale dell’intera città. Chiamiamo a raccolta i cittadini, soprattutto i giovani, così che si possa impedire la costruzione di nuovi palazzi e rendere bella e vivibile l’area Meridda-ex orto botanico, in modo da non sentirci estranei in casa nostra, in modo da appartenere al quartiere così come il quartiere appartiene a noi. Siccome il prossimo anno ci saranno le elezioni comunali siamo anche pronti a considerare la possibilità di supportare una qualche lista civica che veda escluso il partito dello stravolgimento identitario di Sassari, o del cemento che dir si voglia.

Per prima cosa chiederemo al Sindaco che, in sede di autotutela, il PUC venga emendato per cancellare l’obbrobrio.

I costi delle circoscrizioni sottraggono risorse per le opere pubbliche
Se solo parte dei denari che annualmente servono per far esistere la nostra fantomatica circoscrizione fosse stata accantonata negli anni, oggi l’esproprio dell’area dell’ex orto botanico si sarebbe benissimo potuto effettuare a prezzo di mercato e, anche, si sarebbe potuto realizzare nella medesima area il bel parco progettato dell’Arch. Ninni Fiori, di cui dirò nella breve cronistoria che segue.

In sostanza i costi delle circoscrizioni non servono ad altro che ad assicurare ulteriori finanziamenti ai vari partiti politici per organizzare il consenso e gestire le clientele. Come se i partiti non ricevano già lauti finanziamenti pubblici.

Sassari 11 giugno 2009


Breve cronistoria della destinazione dell’area dell’orto botanico


La vicenda dell’orto botanico di via Pasquale Paoli e dell’occupazione, da parte di militanti di sinistra, contro la cementificazione risale agli anni settanta del ‘900. La battaglia si perse ed alcuni dei militanti di allora, oggi nella stanza dei bottoni, hanno rinnegato quel periodo di civile protesta.

Negli anni ottanta, l’Amministrazione dell’epoca deliberò per la concessione edilizia. Tra il 1984 e il 1987 venne edificato un complesso di quattro palazzine, per un totale di oltre 50 appartamenti, più i locali al pian terreno per negozi, banca, ecc.. Una parte dell’ex orto botanico, di proprietà privata dello stesso costruttore che realizzò il complesso, fu destinata a spazio pubblico per servizi e classificata zona S2.

Verso la fine degli anni ottanta, o agli inizi degli anni novanta, l’Arch. Ninni Fiori, su incarico del Comune, presentò un progetto per la sistemazione dell’area Meridda, che comprendeva il residuo dell’ex orto botanico e l’area privata che era legnaia e salvava l’oratorio festivo di San Giuseppe, frequentato da personaggi quali Segni, Cossiga e il Vescovo Pietro Meloni. Il progetto, mai realizzato, prevedeva una piazzetta, un giardino alberato e il collegamento tra la via Paoli e la via Deffenu, attraverso un percorso verde.

Il 30 aprile 2008, 60 cittadini della zona presentano istanza al Sindaco, all’Assessore all’Urbanistica e all’Arch. Gabrielli per salvare dal cemento ciò che rimane dell’ex orto botanico.

Ai primi di ottobre del 2008, sono state depositate altre 800 firme a corredo di una osservazione nel merito.

Contro la cementificazione dell’area Meridda si sono espressi Italia Nostra, Legambiente, l’Associazione di Bioarchitettura e, nel recente forum aperto da La Nuova Sardegna, la stragrande maggioranza degli sms si sono espressi contro queste previsioni del PUC.



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